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La scomparsa di Loris Rispoli lascia un vuoto profondo nelle battaglie per la verità sulla tragedia del Moby Prince. A sottolinearlo sono i presidenti delle associazioni dei familiari delle vittime, Luchino Chessa dell’associazione 10 Aprile e Nicola Rosetti dell’Associazione 140 – fondata proprio da Rispoli – che lo ricordano come «un fratello e un vero combattente che ci ha insegnato come si lotta per la verità e la giustizia». Per oltre trent’anni Rispoli è stato una figura centrale nell’impegno collettivo per ricostruire quanto avvenne la notte del 10 aprile 1991, diventando un punto di riferimento per Livorno e per l’intero movimento dei familiari.
Chessa e Rosetti parlano di lui come «una Giovanna d’Arco, ma anche purtroppo un Don Chisciotte», costretto insieme a loro a scontrarsi con un «muro di gomma» che per decenni ha ostacolato l’accertamento dei fatti. Nella loro memoria riaffiora anche il ricordo di un altro pilastro della battaglia, Angelo Chessa, scomparso nel 2022 «con la speranza nel cuore di uno squarcio di verità».
Ora, spiegano, senza di loro «la nostra famiglia #iosono141 è orfana», ma la determinazione che accomuna parenti, amici e tutti coloro che da anni sostengono la causa continua a essere la forza che li spinge avanti. Da qui l’appello alla Commissione parlamentare d’inchiesta sulla strage, e in particolare al presidente Pietro Pittalis, affinché il lavoro prosegua con la stessa energia e sia dedicato proprio a Loris Rispoli e ad Angelo Chessa, simboli di una ricerca di verità che non si è mai fermata.






