Gli investigatori sono impegnati in una fase cruciale delle indagini riguardanti il femminicidio di Cinzia Pinna, 33enne di Castelsardo, avvenuto lo scorso 11 settembre tra Arzachena e Palau.

Dopo la confessione dell'imprenditore Emanuele Ragnedda, reo confesso del delitto, le ricerche si concentrano sulla raccolta di indizi e oggetti personali mancanti della vittima all'interno del casolare di proprietà di Ragnedda, situato nella tenuta Concaentosa tra Palau e Arzachena, dove è stato trovato il corpo di Cinzia.

Il team dei Ris di Cagliari sta analizzando attentamente la scena del crimine, raccogliendo tracce ematiche e repertando vari oggetti. Si sospetta che alcuni effetti personali di Cinzia Pinna siano stati nascosti da Ragnedda nei giorni successivi all'omicidio, fino al ritrovamento del cadavere nella sua tenuta vitivinicola.

Gli inquirenti stanno inoltre indagando sul possibile movente, esaminando le dichiarazioni di Ragnedda durante l'interrogatorio in cui ha ammesso di aver sparato per autodifesa, affermando anche di aver fatto uso di cocaina. L'analisi della polvere bianca rinvenuta nella casa potrebbe confermare la presenza di cocaina, ma i test tossicologici sono necessari per la conferma.

L'udienza di convalida dell'arresto di Ragnedda non è ancora stata programmata, mentre il secondo indagato per occultamento di cadavere, rappresentato dagli avvocati Nicoletta Mani, Maurizio Mani e Antonello Desini, continua a dichiarare la sua estraneità ai fatti. L'avvocato difensore di Ragnedda, Luca Montella, ha scelto di non rilasciare dichiarazioni fino al termine degli accertamenti.