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Ci sono anche tre indagati sardi nella maxi operazione antidroga condotta dalla Guardia di finanza di Catanzaro e dalla Direzione investigativa antimafia, che ha colpito al cuore la cosca calabrese dei Gallace. L’operazione, scattata all’alba, ha portato a nove arresti, 59 persone indagate e al sequestro di beni per un valore di 47 milioni di euro.
Nel mirino degli inquirenti sono finiti Robertino Dessì, 48 anni, di Nurri, e i fratelli Andrea e Mario Serra, rispettivamente 42 e 45 anni, originari di Cagliari e Villacidro. Secondo l’accusa, i tre avrebbero avuto un ruolo chiave in un’organizzazione criminale transnazionale, dedita all’importazione di droga dal Sud America: cocaina, ma anche marijuana, eroina e hashish.
In particolare, i fratelli Serra sarebbero risultati legati a doppio filo alla cosca calabrese, al punto da aver stretto un vincolo di “sangianni” — il battesimo di un figlio di uno degli altri indagati, gesto simbolico che nei contesti mafiosi sancisce un legame di affiliazione e fiducia. Le indagini hanno fatto emergere il ruolo cruciale dei due sardi nei traffici tra Sardegna e Olanda: grazie ai loro contatti nei porti e aeroporti olandesi, avrebbero organizzato almeno due importazioni di droga, operando in parte in autonomia e partecipando a incontri in Calabria per pianificare carichi e rotte.
Oggi, nell’ambito dell’operazione, la Guardia di finanza ha sequestrato i terreni di loro proprietà a Villacidro, insieme ad altri beni mobili e contanti. Diversa la posizione di Robertino Dessì, che — secondo gli inquirenti — avrebbe fornito supporto logistico all’organizzazione. A lui fa capo un ovile in Toscana, individuato come possibile deposito per nascondere droga e armi, oltre a essere coinvolto nelle attività di importazione.
L’inchiesta è ancora in corso, ma il ruolo dei tre sardi, secondo quanto emerge dalle carte, sarebbe stato centrale nell’ingranaggio che collegava la criminalità organizzata calabrese con il Nord Europa, attraverso la Sardegna.