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Il primo papa statunitense, il quattordicesimo “Leone” della storia: Robert Francis Prevost si è presentato ieri al mondo quando, alle 19:09, affacciandosi dalla Loggia delle Benedizioni della Basilica di San Pietro ha accolto con profonda commozione lo scrosciante applauso della platea di fedeli. Prevost diventa così Leone XIV, nel richiamo di una linea fortemente evocativa nella storia della Chiesa. Un nome protagonista nei secoli, il quarto più utilizzato dai pontefici dopo Giovanni (23), Gregorio (16), Benedetto (16) e al pari con Clemente (14). La tradizione leonina, iniziata nel 440, ha segnato fasi cruciali della storia ecclesiastica, attraverso figure forti e carismatiche di papi capaci di leggere i segni dei tempi. Vediamo alcuni dei predecessori più celebri del neo eletto papa, le loro vicende e le date che ne hanno scandito il pontificato:
Leone I Magno (440-461)
Il primo e, probabilmente, più importante Leone della storia papale. Considerato uno dei più grandi pontefici della storia della Chiesa, è stato anche il primo a ricevere l’appellativo di “Magno” (il Grande), titolo che condivide solo con Gregorio I. Papa teologo, diplomatico e pastore: alcuni eventi significativi hanno scandito il suo pontificato, consegnandolo ai libri di storia. Successe a Sisto III in un periodo di profonda decadenza per l’Impero romano d’Occidente, figlio di una protratta instabilità politica e di una crisi economica che rese Roma vulnerabile e passiva, esponendola al soggiogo delle invasioni barbariche. Sua la Lettera a Flaviano (Tomus Leonis), pietra miliare della teologia cristologica, scritta nel 449 e inviata a Flaviano, patriarca di Costantinopoli, per chiarire la posizione della Chiesa sulla natura di Cristo nel contesto delle controversie teologiche dell’epoca.
La Lettera fu letta al Concilio ecumenico di Calcedonia, due anni dopo, ricevendo un’accoglienza entusiastica: “Pietro ha parlato per bocca di Leone!”. Nel 452 l’episodio più importante del suo papato: l’incontro con Attila, re degli Unni. Le sue truppe avevano invaso l’Europa e avanzavano incontrastate verso Roma, ma l’invasione della capitale si fermò dinnanzi all’intervento del pontefice. Un episodio avvolto da un alone di leggenda e mistero. Secondo la narrazione più diffusa, Leone I si recò fuori dalle mura di Roma, accompagnato da alcuni alti dignitari e senatori. L'incontro avvenne probabilmente vicino a Mantova o in una località ancora non definita con certezza. Secondo la tradizione, il papa parlò con autorità e fermezza riuscendo a persuadere Attila a desistere dall’assedio, ma c’è anche chi sostiene che il dietrofront fu incoraggiato dalla consegna di una lauta ricompensa in oro.
E ancora, nel 455, quando i Vandali di Genserico saccheggiarono Roma, Leone non poté fermarli ma riuscì a negoziare perché la città non fosse incendiata né la popolazione massacrata. Proclamato Dottore della Chiesa nel 1754 da Benedetto XIV, Leone I fu un ponte tra il mondo romano in crisi e la nuova autorità spirituale emergente.


Leone III (795-816)
Fu eletto papa il giorno della morte di Adriano I, in un periodo cruciale nella storia della Chiesa e dell’Occidente. Nel 799 fu vittima di una grave aggressione, quando un gruppo di nobili romani, suoi oppositori politici, tentò di cavargli gli occhi e tagliargli la lingua, accusandolo di spergiuro e immoralità. Riuscì a fuggire trovando rifugio presso Carlo Magno, re dei Franchi, in Germania, al quale chiese protezione. Accolta la sua richiesta, pose simbolicamente il papato sotto la tutela franca. Proprio a Carlo Magno è legato l’episodio più famoso del suo pontificato: l’incoronazione come imperatore del Sacro Romano Impero.
Il 25 dicembre 800, durante la messa di Natale nella Basilica di San Pietro, Leone pose la corona sul capo di Carlo Magno, proclamandolo “Imperator Romanorum” (Imperatore dei Romani). Un gesto col quale il papa restaurava l’impero in Occidente, caduto nel 476 con Romolo Augustolo, e che sanciva una nuova alleanza sacra: il potere spirituale (il papa) e quello temporale (l’imperatore) si legittimavano a vicenda. Il papa si affermava così si affermava come autorità che poteva conferire la dignità imperiale.
L’incoronazione segnò l’inizio del Sacro Romano Impero, che sarebbe durato fino al 1806. Tuttavia non fu accettata da Costantinopoli: l’Impero bizantino, che si considerava unico erede legittimo di Roma, non riconobbe Carlo Magno come imperatore fino all’812. In definitiva, l’iniziativa di Leone III ridiede un impero all’Occidente, stabilendo le basi dell’Europa medievale cristiana e di un ruolo decisivo del papato nelle relazioni della politica mondiale.
Leone IX (1049-1054)
Figura chiave dell’XI secolo, fu uno dei primi papi riformatori del movimento che culminerà nella riforma gregoriana (di Gregorio VII), e che cercò di liberare la Chiesa dalla simonia e dal controllo laico. Eletto a Worms dall'imperatore Enrico III, accettò la nomina non prima della conferma da parte del clero e del popolo di Roma, riaffermando la legittimità canonica. Numerosi i suoi interventi in ambito ecclesiastico: si oppose a vescovi corrotti o investiti dai poteri laici; convocò numerosi sinodi in cui depose o scomunicò ecclesiastici simoniaci. Cercò di limitare le ingerenze dei principi tedeschi e normanni sulle nomine ecclesiastiche.
Nel 1053 guidò personalmente un esercito contro i Normanni nel Sud Italia, che minacciavano i territori papali. Tuttavia, sconfitto nella battaglia di Civitate e fatto prigioniero da Roberto il Guiscardo, rimase in cattività a Benevento per 9 mesi. Leone IX fu inoltre protagonista del conflitto tra Roma e Costantinopoli, culminato con il Grande Scisma. Scrisse lettere dure contro il patriarca Michele Cerulario, accusandolo di eresie e deviazioni liturgiche. Poi inviò a Costantinopoli il cardinale Umberto di Silva Candida, con una delegazione, che depositò la scomunica sull’altare di Santa Sofia, a cui Cerulario rispose con la scomunica reciproca. Era luglio, e Leone era morto tre mesi prima, ma la delegazione romana agì secondo le sue posizioni e la sua volontà.
Con Leone IX iniziò il rinnovamento morale e giuridico del papato, ma anche un lungo periodo di fratture e incomprensioni con l’Oriente cristiano.
Leone X (1513-1521)
Appartenente alla nobile e potente famiglia Medici (si chiamava Giovanni di Lorenzo de’ Medici), fu uno dei più influenti pontefici dell’epoca medievale. Raffinato mecenate e umanista appassionato, il suo pontificato è stato rappresentativo del fascino rinascimentale, ma anche delle contraddizioni legate a uno dei periodi più intensamente studiati della storia, fra sfarzo, arte e cultura, potere, corruzioni e crisi morali. Protesse e promosse artisti del calibro di Raffaello, Michelangelo, Bramante e Benvenuto Cellini, e fu patrono di Angelo Poliziano, Pietro Bembo, Erasmo da Rotterdam e Ludovico Ariosto.
Sotto il suo pontificato proseguì la ricostruzione della Basilica di San Pietro, iniziata da Giulio II. Durante il suo pontificato un episodio va ricordato in particolare: il conflitto con Martin Lutero, che diede origine alla Riforma protestante. Scaturito inizialmente da motivi teologici e pastorali (Lutero denunciava, fra le altre cose, l’abuso di indulgenze), divenne presto una frattura insanabile, sfociata nella scomunica del monaco tedesco e nella nascita del protestantesimo.
Le idee luterane, dopo la pubblicazione delle 95 tesi, si diffusero rapidamente e, il 15 giugno 1520, Leone X pubblicò la bolla Exsurge Domine, con la quale condannava 41 di esse, minacciando la scomunica se non avesse ritrattato entro 60 giorni. Ma Lutero bruciò pubblicamente la bolla papale e il Codice di diritto canonico, davanti a studenti e cittadini di Wittenberg, così il pontefice lo scomunicò definitivamente dichiarandolo eretico, e ordinò ai fedeli di non ascoltarlo né difenderlo.
Il conflitto tra Leone X e Lutero non fu solo una disputa teologica, ma l’esplosione di una crisi sistemica che avrebbe portato e importanti conseguenze religiose, politiche e culturali, portando alla luce vicende e comportamenti che per anni la Chiesa aveva trascurato, e coi quali, da quel momento, avrebbe dovuto inevitabilmente fare i conti.


Leone XIII (1878-1903)
Il suo è stato uno dei pontificati più significativi dell’età contemporanea, oltre ad essere uno dei più longevi (il più lungo tra Ottocento e Novecento prima di Giovanni Paolo II). Con Leone XIII a Chiesa cattolica entrò pienamente nella modernità, pronta ad affrontare le nuove sfide della società in rapida evoluzione. Per questo, nonostante le sue idee conservatrici si distaccò dal rigido intransigentismo di Pio IX, cercando di ricucire i rapporti della Chiesa con il mondo moderno.
Con l’enciclica Aeterni Patris (1879) promosse il ritorno alla filosofia di San Tommaso d’Aquino come fondamento della teologia cattolica. Il 15 maggio 1891 pubblica la Rerum Novarum, enciclica con cui inaugurò la dottrina sociale della Chiesa cattolica. Con questo testo si dava una risposta concreta alla “questione sociale” emersa con la rivoluzione industriale: povertà operaia, esclusione sociale e conflitto tra capitale e lavoro. Con essa Leone XIII condanna il socialismo materialista e il liberismo sfrenato, difende il diritto alla proprietà privata, ma anche al lavoro dignitoso, a una giusta retribuzione, e il diritto di associazione (sindacati cattolici). Afferma inoltre il ruolo dello Stato nel proteggere i più deboli, ma senza statalismo.
Durante il suo papato riformò gli studi ecclesiastici, rafforzò la centralità della Curia romana come organo di governo e ridistribuì gli ordini religiosi e sostenne l’azione missionaria nel mondo. Morì a 93 anni: fu il papa più anziano della storia fino a Benedetto XVI. La sua dipartita sancì l’ingresso della Chiesa nel XX secolo.