Un nuovo test genetico innovativo, sviluppato utilizzando i dati di oltre 5 milioni di individui provenienti da gruppi diversificati, potrebbe rivoluzionare l'approccio alla prevenzione dell'obesità, in quanto in grado di anticipare il rischio di sviluppare l'obesità fin dalla prima infanzia, anche prima dei 5 anni, e aprendo la strada a interventi preventivi legati allo stile di vita come dieta ed esercizio fisico, prima che altri fattori di rischio si manifestino e la malattia si sviluppi.

La ricerca, pubblicata su Nature Medicine, è il risultato della collaborazione internazionale Giant, che conta più di 600 ricercatori provenienti da 500 istituzioni in tutto il mondo e si focalizza sullo studio delle basi genetiche di caratteristiche come l'altezza e l'indice di massa corporea (BMI). Ricercatori italiani provenienti da varie istituzioni, tra cui Università di Trieste, Università di Sassari e vari istituti del Consiglio Nazionale delle Ricerche, fanno parte di questo importante progetto. Secondo le previsioni della Federazione Mondiale dell'Obesità (Wof), entro il 2035 più della metà della popolazione mondiale potrebbe essere in sovrappeso od obesa.

In Italia, secondo i dati della Fondazione Airc relativi al biennio 2021-2022, una persona adulta su dieci è obesa e almeno tre sono in sovrappeso, con un totale di 17 milioni di individui sovrappeso e 4 milioni obesi. Il Ministro della Salute, Orazio Schillaci, ha sottolineato l'importanza di affrontare seriamente questa problematica data la crescente pressione che l'obesità e il sovrappeso esercitano sul sistema sanitario italiano. L'obesità non è determinata da un singolo gene, ma da migliaia di varianti genetiche che aumentano il rischio di sviluppare questa condizione, interagendo con fattori ambientali come lo stile di vita. Il test sviluppato dal team guidato da Roelof Smit dell'Università di Copenhagen agisce come una sorta di calcolatrice, integrando gli effetti delle diverse varianti genetiche presenti in un individuo per calcolare un punteggio complessivo che indica il rischio di obesità.

"Ciò che rende il punteggio così efficace - afferma Smit - è la sua capacità di prevedere, prima dei 5 anni, se un bambino è predisposto a sviluppare obesità in età adulta, ben prima che altri fattori di rischio inizino a influenzare il suo peso più avanti nell'infanzia. Intervenire in questo momento - continua il ricercatore - può avere un impatto enorme".

Per creare il test, i ricercatori hanno combinato le informazioni genetiche di più di 5 milioni di individui e successivamente lo hanno testato su un campione di altre 500.000 persone: i risultati dimostrano che questo nuovo test ha dimostrato di essere due volte più efficace nel predire il rischio di obesità rispetto al test attualmente considerato il migliore disponibile.

"Questo nuovo punteggio rappresenta un notevole miglioramento del potere predittivo - commenta Ruth Loos dell'Ateneo danese, co-autrice dello studio - e un passo avanti nella previsione genetica del rischio di obesità, che ci avvicina molto di più a test genetici clinicamente utili".

Gli scienziati hanno esaminato anche il legame tra il rischio genetico e l'efficacia degli interventi legati allo stile di vita. Si è scoperto che le persone con un rischio genetico più alto sono coloro che traggono maggior beneficio da tali interventi, ma sono anche quelli che recuperano il peso perso più velocemente una volta terminato il trattamento.