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Quasi un terzo dei bambini nati in Italia nel 2024 è venuto alla luce con un parto cesareo: il 29,8% dei 370 mila parti registrati. È uno dei dati del rapporto Cedap del ministero della Salute, che conferma un andamento già noto, con una lenta ma costante diminuzione del ricorso alla chirurgia, in calo del 6% rispetto al 2012. Il documento evidenzia anche l’aumento delle gravidanze ottenute tramite procreazione medicalmente assistita e il peso crescente delle madri straniere.
La grande maggioranza dei parti si è svolta negli ospedali pubblici: il 90,7%, leggermente più alto del 2023 (90,1%). Nelle case di cura si concentra il 9,1% delle nascite, mentre lo 0,12% avviene in altre strutture. La riduzione dei cesarei è evidente rispetto al 2012, quando erano il 35,8%, ma persistono forti differenze territoriali e tra tipologie di struttura. Il cesareo riguarda il 28,3% dei nati negli ospedali pubblici, sale al 44,9% nelle case di cura accreditate e al 53,6% in quelle private. Sul fronte regionale si passa dal 16,5% della Toscana al 44,6% della Campania.
Il cesareo è più diffuso tra le donne italiane (30,4%) rispetto a quelle straniere (27,2%), verosimilmente perché queste ultime si rivolgono meno alle strutture private. Le madri non italiane rappresentano il 20,5% del totale, con percentuali oltre il 31% in Emilia Romagna, Liguria e Marche, soprattutto tra donne provenienti dall’Africa.
L’età media delle madri cresce ancora: 33,3 anni per le italiane, 31,3 per le straniere, e supera i 31 anni al primo figlio. Aumenta anche il ricorso alla Pma: il 4,2% delle gravidanze, con un picco del 6,06% tra le donne con istruzione medio-alta. I nati da tecniche di procreazione assistita sono quasi raddoppiati rispetto al 2012, passando da 8.309 a 15.287 nel 2024.






