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A 12 anni dalla morte di Simoncelli, il papà racconta di un terribile presagio: “Devo fermarlo”

Il motociclista morì a Sepang in un tragico incidente durante il GP di Malesia

A 12 anni dalla morte di Simoncelli, il papà racconta di un terribile presagio: “Devo fermarlo”

Di: Alessandra Leo


Sono passati ormai 12 anni dalla morte di Marco Simoncelli, tragicamente scomparso il 23 ottobre 2011 a Sepang, durante il secondo giro del GP di Malesia del 2011. L’amatissimo motociclista, grande amico di Valentino Rossi, oggi avrebbe 36 anni, probabilmente una vita piena e felice, circondato da tante persone che gli volevano bene, e magari sarebbe ancora in sella ad una moto.

Papà Paolo, presente il giorno dell’incidente del figlio, in questi lunghissimi anni senza Marco, ha tenuto vivo nel cuore di chi lo amava il ricordo di suo figlio attraverso una fondazione a lui intitolata e a un team di Moto3 che dirige, la SIC58 Squadra Corse.

Paolo Simoncelli ha bene in mente ogni singolo dettaglio di quella drammatica giornata e, in una commovente intervista a Sky, riportata anche da Leggo, ha parlato in particolare dell’asciugamano di Marco, quello con il numero 58, posto quel giorno al rovescio e bagnato sulla sua testa per dargli un po’ di refrigerio in una caldissima Sepang.

Alla corsa mancavano ormai pochi minuti. Paolo Simoncelli vide quell’asciugamano al rovescio ed ebbe un brutto presentimento.

È l'unico rimpianto della mia vita, non avergli fatto girare quell’asciugamano. Ogni volta che guardo quell’immagine, mi fa male. Quello stesso giorno, sono arrivato nel box con quell’asciugamano e l’ho posato dove facevo di solito, ma mi è caduto tutto per terra- ha detto a Sky - Allora ho preso il motorino per andare lungo la pista per vedere la gara: appena ho varcato il cancello, mi è arrivato addosso un vento gelato che sapeva di morte, lo giuro. Una sensazione proprio di morte, al punto che mi sono detto ‘Devo andare a fermare Marco’. Mancava un minuto all’inizio della gara, ormai non c’era più tempo, il mio motorino non andava bene… Quei cinque minuti lì sono stati terribili”. 

Poi il dramma, la morte, quella terribile sensazione di non poter più tornare indietro. “Non ho mai pensato che Marco potesse morire. Ho sempre pensato magari a un incidente, a un’invalidità, ho pensato che sarebbe potuto rimanere sulla sedia a rotelle, ma mai che potesse morire – racconta Paolo Simoncelli – Quella sensazione di morte l’ho avuta soltanto quando sono entrato in pista il giorno della sua scomparsa. È stato veramente terribile. Quell’asciugamano alla rovescia sulla testa di Marco è l’unico rimpianto della nostra vita, della mia vita. Non ho rimpianti, io e mia moglie rifaremmo tutto, ma quell’asciugamano che non ho voluto girare per non disturbarlo ce l’ho nella mente. Rifaremmo comunque tutto perché Marco era felice, era un ragazzo veramente felice”. 

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