Sanremo

Sanremo. Paola Egonu contro le disuguaglianze

L'intenso monologo della campionessa azzurra di pallavolo, co-conduttrice della terza serata del Festival

Sanremo. Paola Egonu contro le disuguaglianze

Di: Enrico Bessolo


Quasi mezzanotte ormai. La diretta della terza serata del festival più importante della musica leggera italiana ha superato la metà; il conduttore Amadeus accompagna al centro della scena la co-conduttrice Paola Egonu e le lascia il palco.

“Questa sera non sono qua a dare lezioni di vita. Alla mia età posso più imparare che insegnare”, esordisce la giovane pallavolista con voce emozionata.

Il monologo della pallavolista, ex Conegliano, ora tra le fila del VakıfBank Spor Kulübü, era atteso fin dalla conferenza stampa della mattina. Dopo le parole del vicepremier Salvini "Spero non faccia una tirata sull'Italia razzista", infatti, i giornalisti presenti in sala hanno concentrato i loro interventi proprio su questo tema.

“Secondo me è un paese razzista che però sta migliorando. - aveva replicato la Egonu- Non voglio sembrare polemica o fare la parte della vittima, ma voglio semplicemente dire come stanno le cose".

Sedutasi sui gradini, prosegue il suo intervento manifestando il dispiacere per le volte in cui parole o frasi da lei pronunciate sono state ritagliate ad arte dal contesto, copiate e incollate a rendere significati travisabili o fuorvianti. “Ogni pensiero quando viene espresso non è più sotto il controllo di chi l’ha pronunciato. Per questo dovremmo risalire all’originale”.

Non manca il ricordo commosso e pieno di gratitudine alla famiglia: “Prima di tre fratelli, devo tutto a mamma Eunice” -infermiera a Benin City- “E a papà Ambrose” -camionista a Lagos. Prezioso è stato il loro insegnamento: “Se vuoi qualcosa devi guadagnartelo senza temere i sacrifici. Nessun genitore è contento se la figlia è costretta a vivere lontano. Vi dico grazie perché per amore mio avete rinunciato a me. Mi mancate, ma so che questa è la mia strada”.

La voce si fa concitata quando arriva al momento in cui afferma “Da bambina ero fissata con i perché. Poi da grande mi chiedevo perché mi sento diversa, perché la vivo come fosse una colpa? Questa diversità è la mia unicità: perché io sono io. Siamo tutti uguali oltre le apparenze”.

E come argomentazione esemplificativa invita a considerare diversi bicchieri, di diversi colori ma tutti contenenti acqua: “Tutti berranno da quello trasparente, che sembrerà il più limpido. Ma se berrete da quello colorato, vedrete che il contenuto, l'acqua, ha sempre lo stesso colore e lo stesso sapore”.

La ventiquattrenne campionessa azzurra ricorda quindi delle numerose ed inevitabili critiche subite: “alcune costruttive, altre gratuite... ma altre ancora veri macigni”.

Ci tiene a ribadire come non voglia fare del vittimismo né drammatizzare, rammaricata di aver ricevuto accuse di non rispetto per il paese solo per aver mostrato le sue debolezze e paure.

Il monologo volge al termine e la Egonu, fiera e statuaria, esclama:Amo l'Italia, vesto con orgoglio la maglia azzurra, la più bella del mondo.
Sono più le finali che ho perso di quelle vinte, ma questo non fa di me una perdente. Come non perde chi prende il voto più basso a scuola o chi arriva tra gli ultimi a Sanremo”.

E quale poteva essere la citazione per antonomasia? Vasco Rossi, penultimo a Sanremo 1983 con la sua “Vita spericolata” (che di successo, in seguito, ne ha decisamente avuto!).

E mentre l’orchestra intona proprio “Vita spericolata”, la conclusione: “Dalle sconfitte più dure possono nascere i successi più grandi, ognuno col suo viaggio, ognuno in modo diverso!”.

Si riaccendono le luci e, tra gli applausi del pubblico, rientra Amadeus che chiosa così: “Paola Egonu, vincente nello sport come nella vita!”

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