Cagliari

Parco San Michele, al colle regna l’anarchia tra vandali e devastazione. Le telecamere? “Una chimera”. Le foto

Si tratta dei due edifici concessi anni fa dal Comune alla Soprintendenza, totalmente presi di mira dai balordi

Parco San Michele, al colle regna l’anarchia tra vandali e devastazione. Le telecamere? “Una chimera”. Le foto

Di: Alessandro Congia


La notizia in sé era stata data abbondantemente dal nostro giornale, che denunciava apertamente lo stato dei luoghi di quei due edifici, costati alle casse pubbliche migliaia di euro. Abbandonati, vandalizzati, di fatto dati anni fa dall’Amministrazione Comunale alla Soprintendenza di Cagliari, per una sorta di archivio. Poi, come capita spesso in situazioni come queste, l’area dell’ex acquedotto per l’appunto, dirimpetto al castello di San Michele, diventa terra di nessuno.

La devastazione

All’interno dei locali, le incursioni di romeni e bande di “teppistelli”, hanno rovinato tutti gli arredi, saccheggiati gli impianti elettrici, idraulici, distrutte porte e vetrate.

Sono due strutture di proprietà del Comune di Cagliari (sono gli stabili dell’ex acquedotto-potabilizzatore, a suo tempo ristrutturati e dati in comodato d’uso alla Soprintendenza), lasciate totalmente incustodite e in preda alle mani dei vandali che hanno totalmente distrutto ogni cosa: due anni fa erano state messe in sicurezza con gli operai incaricati di una ditta esterna per ‘blindare’ accessi, varchi e porte, ma nulla, il blitz di vandali e forse anche rom che hanno rubato cavi in rame, smantellato impianti elettrici e pannelli, continua inesorabile senza fine. E non si contano ormai le denunce ai Carabinieri su cui ogni volta viene sostanzialmente verbalizzata una nuova conta dei danni. 

Il sopralluogo

Accedere  facilmente nella zona in cui in sostanza nessuno dovrebbe entrare, è facilissimo, una sorta di staccionata alla bell’è e meglio che conduce ai due stabili, lo scenario è assurdo, inferriate e lucchetti che ‘dovrebbero proteggere’ gli ingressi sono stati letteralmente smerigliati, muri con blocchetti in cemento buttati giù. Dentro le stanze un archivio intero con faldoni cartacei di progetti, documentazione sensibile, con gli scaffali e schedari rovesciati a terra, schede e materiale con numerosa documentazione contenente dati sensibili, arredi distrutti, apparecchiature elettriche rubate e vetrate sfondate, una paradossale situazione che si protrae ormai da diversi anni. 

Quale futuro?

Una cattedrale nel deserto che forse in molti, nemmeno conoscono: depredato, vandalizzato, stuprato amaramente senza un perché, un patrimonio che rimane in penombra incastonato tra l'immenso verde pubblico del parco: l’opera insistente di ragazzini e bande di “teppistelli” hanno creato quel malessere che a chiunque darebbe fastidio. Soprattutto in tempi come questi, dove la sete di locali idonei a mostre, esposizioni o anche luogo di archiviazione di memorie storiche e non solo, sarebbero una manna dal cielo. Proprio tempo fa, nell’era Zedda, dalla Soprintendenza – fecero sapere che doveva essere concretizzato l’atto con il quale quei due stabili potevano tornare ufficialmente in gestione al Comune: la speranza è che si diano in gestione a qualche associazione per chiudere definitivamente questa vergognosa vicenda.

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