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Ritardatari cronici? Non si tratta di maleducazione, ma di bassa autostima (e altri disagi psichici)

Causano rabbia e indignazione in chi li aspetta per ore, ma ci pensano gli psicoterapeuti a "giustificarli"

Ritardatari cronici? Non si tratta di maleducazione, ma di bassa autostima (e altri disagi psichici)

Di: Alessandra Leo


A chiunque può capitare nella propria vita di arrivare in ritardo ad un appuntamento importante, ad una riunione di lavoro, di perdere un treno o un aereo. Ci sono però persone perennemente ritardatarie che, in modo sistematico, arrivano agli appuntamenti molto dopo l’orario stabilito, provocando rabbia e irritazione in chi li aspettava e addirittura, nel tempo, la distruzione di relazioni, amicizie e rapporti di lavoro.

Si tratta dei ritardatari cronici e tutti ne conosciamo sicuramente qualcuno: hanno sempre una scusa diversa, a volte più a volte meno credibile; mentre coloro che devono aspettarli sono sicuri si tratti sempre di maleducazione, stavolta a “giustificarli” ci pensano gli psicoterapeuti.

In un articolo scritto per il Guardian, la dottoressa Philippa Perry asserisce, secondo i dati raccolti, che i ritardatari non si stimano abbastanzaStando a quanto riportato, chi è in perenne ritardo non attribuisce a sé stesso il giusto valore, è come se pensasse che gli altri non possano notare la sua assenza, come se fosse convinto di non fare la differenza.

E quando i ritardatari perdono aerei, treni e bus? Secondo la Perry, anche in questi casi la spiegazione regge: “È come se pensassero: ‘Se valgo qualcosa, quel treno mi aspetterà’. E se non accade, la sensazione di non valere molto viene rinforzata, e allora significa che avevo ragione a sottovalutarmi”.

Ma da cosa si riconosce un ritardatario cronico? Anche a questa domanda la dottoressa Perry risponde chiaramente: “Spesso sono persone solari e irragionevolmente ottimiste. Ad esempio, hanno una percezione troppo rosea delle distanze; sono convinte, ad esempio, che raggiungeranno il ristorante a partire dall’ufficio in meno tempo rispetto a quello che realmente occorre. E ciò si aggrava se il luogo da raggiungere è vicino”

E fa anche qualche esempio concreto: “La mia book editor e io a volte ci prendiamo un caffè insieme vicino al suo ufficio e lei arriva sempre con sette minuti di ritardo anche se esce all’una. Immagino che creda di avere il teletrasporto per darmi appuntamento a quell’ora perché chiacchiera con i colleghi e aspetta l’ascensore ed ecco che arriva in ritardo”.

Un’altra ragione che causa l’arrivare costantemente in ritardo è la difficoltà che si incontra nel cessare un’attività e nell’iniziarne un’altra. “Smettere di fare qualcosa che ci assorbe per fare altro può essere fastidioso. Richiedere forza d’animo C’è chi trova questo sforzo più gravoso di altri e quindi impiega più tempo per ingranare”.

Il problema in cui rischiano di incappare i ritardatari cronici, oltre a perdere mezzi, appuntamenti e occasioni, è quello di sembrare egoisti e maleducati agli occhi delle persone puntuali. “Le persone puntuali sono convinte che un ritardatario possa decidere di essere in tempo e comportarsi di conseguenza”, afferma Perry, secondo cui i ritardatari non si fanno aspettare appositamente, sono semplicemente fatti così di natura.

Lucia Montesi, Psicologa Psicoterapeuta, concorda con la collega Philippa Perry nell’affermare che i ritardatari cronici agiscano in modo inconsapevole, senza rendersi conto che chi li aspetta si potrebbe sentire non rispettato e poco considerato, e che spesso si tratta di persone eccessivamente ottimiste o che hanno difficoltà a pianificare i propri impegni.

Aggiunge tra le ragioni di questo comportamento la tendenza alle distrazioni che fa ritardare nelle attività e il voler attirare l’attenzione, quasi come se volessero creare suspance per farsi attendere, rimarcando la propria posizione superiore a quella degli altri, quindi una teoria in contrasto a quella della Perry che parla invece di bassa autostima.

Ma pure la Montesi non tralascia la bassa autostima in alcuni ritardatari, affermando che, nel far attendere le persone, misurano la propria importanza poiché hanno paura dell’abbandono e un non mancano di masochismo nel dimostrare a loro stessi che avevano ragione, o torto, diminuendo e abbassando la propria autostima a seconda della situazione.

Arrivare in ritardo può essere, sempre secondo la dottoressa Montesi, un atto inconscio di ribellione per l’insofferenza verso obblighi e regole decisi da altri o dalla società stessa e vissuti come una limitazione alla propria libertà. L’origine risale al rapporto con le figure genitoriali, percepite come troppo severe e repressive, ma anche come iperprotettive o richiedenti.

In conclusione, secondo le dottoresse, i ritardatari potrebbero smettere di arrivare in ritardo, attivando a 360 gradi la propria forza di volontà, senza seguire il proprio istinto, non devono “provare ad arrivare in tempo”, ma fissarsi l’obiettivo e fare in modo che esso possa essere raggiunto, a qualunque costo. Per la gioia, finalmente, di amici e parenti puntuali.

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