Politica

Elezione diretta del Presidente del Consiglio: ecco come funzionerà

Per Giorgia Meloni questo disegno di legge è "un’enorme rivoluzione” per il Paese. Per Elly Schlein è "un danno enorme per i cittadini"

Elezione diretta del Presidente del Consiglio: ecco come funzionerà

Di: Cristina Tangianu


È in corso l'iter parlamentare del disegno di legge di riforma costituzionale presentato dal Governo (sottoscritto dalla premier Giorgia Meloni e dalla ministra per le riforme istituzionali Elisabetta Casellati) per introdurre l’elezione diretta del Presidente del Consiglio dei ministri per il rafforzamento della stabilità del Governo e per l’abolizione della nomina dei senatori a vita da parte del Presidente della Repubblica.

Due giorni fa c’è stato il primo ok in commissione Affari costituzionali del Senato al cuore della riforma chiamata “premierato”, ovvero il voto favorevole all’articolo 3 del ddl, che riscrive l'art.92 della Costituzione.

Partiamo proprio da quest’ultimo.

L'art.92 della Costituzione disciplina la formazione del Governo con questa breve formula: "Il Presidente della Repubblica nomina il Presidente del Consiglio dei ministri e, su proposta di questo, i ministri".

Prima di assumere le funzioni, il Presidente del Consiglio e i Ministri devono prestare giuramento nelle mani del Presidente della Repubblica e ottenere la fiducia dei due rami del Parlamento come prescritto dagli articoli 93 e 94 della Costituzione.

COME CAMBIA - Il nuovo testo (Art. 3. Modifica dell’articolo 92 della Costituzione) recita: «Il Governo della Repubblica è composto del Presidente del Consiglio e dei ministri, che costituiscono insieme il Consiglio dei ministri. Il Presidente del Consiglio è eletto a suffragio universale e diretto per la durata di cinque anni. Le votazioni per l’elezione delle due Camere e del Presidente del Consiglio avvengono contestualmente. La legge disciplina il sistema elettorale delle Camere secondo i princìpi di rappresentatività e governabilità e in modo che un premio, assegnato su base nazionale, garantisca il 55 per cento dei seggi in ciascuna delle due Camere alle liste e ai candidati collegati al Presidente del Consiglio dei ministri. Il Presidente del Consiglio dei ministri è eletto nella Camera nella quale ha presentato la sua candidatura. Il Presidente della Repubblica conferisce al Presidente del Consiglio dei ministri eletto l’incarico di formare il Governo e nomina, su proposta del Presidente del Consiglio, i ministri».

MODIFICHE AL NUOVO TESTO – Alla luce delle critiche sollevate, rispetto alla formulazione originaria, l’esecutivo ha depositato un testo modificato che fissa il limite dei due mandati (elevati a tre qualora nelle precedenti abbia ricoperto l'incarico per un periodo inferiore a sette anni e sei mesi), elimina il premio di maggioranza al 55% e introduce la possibilità di revoca dei ministri.

Il testo riformulato dal governo, approvato due giorni fa dalla commissione Affari Costituzionali del Senato, prevede «un premio su base nazionale che garantisca una maggioranza dei seggi in ciascuna delle Camere alle liste e ai candidati collegati al presidente del Consiglio». Resta quindi da definire la soglia per l’assegnazione del premio.

Gli elettori scelgono il premier, ma il candidato deve comunque ottenere la fiducia del parlamento: «Entro dieci giorni dalla sua formazione il Governo si presenta alle Camere per ottenerne la fiducia. Nel caso in cui non sia approvata la mozione di fiducia al Governo presieduto dal Presidente eletto, il Presidente della Repubblica rinnova l’incarico al Presidente eletto di formare il Governo. Qualora anche in quest’ultimo caso il Governo non ottenga la fiducia delle Camere, il Presidente della Repubblica procede allo scioglimento delle Camere».

Tra le novità: la facoltà per il Capo dello Stato di sciogliere le camere anche nel periodo del semestre bianco, ovvero negli ultimi sei mesi del suo mandato, e la cosiddetta “norma anti-ribaltone”, per la quale il presidente del Consiglio vincitore delle elezioni potrà essere sostituito una volta nel corso della legislatura con un membro della stessa coalizione, ma solo in casi eccezionali (morte, impedimento permanente, decadenza, dimissioni volontarie).

Per la presidente del Consiglio Giorgia Meloni questo disegno di legge è la “madre di tutte le riforme” e “un’enorme rivoluzione” per il Paese. Una riforma che garantirebbe “due grandi obiettivi: il diritto dei cittadini a decidere da chi farsi governare e il principio per cui chi è scelto dal popolo possa governare con un orizzonte di legislatura”.

Parere negativo sul disegno di legge da parte della segretaria del Pd, Elly Schlein perché "indebolisce il Parlamento" e "marginalizza il presidente della Repubblica". “Il premierato - ha detto la segretaria - non esiste in nessun altro Paese nel mondo e c'è un motivo: non è perché questo governo si è svegliato più furbo degli altri ma perché scardina l'equilibrio tra i poteri dello Stato, un danno enorme per i cittadini".

Per l’ex premier Giuseppe Conte “stiamo andando verso una prospettiva che non ci porterà stabilità, ma solo maggiori poteri al presidente del Consiglio, che già ne ha tanti”.

Il presidente del Movimento 5 Stelle sostiene che con questa riforma “avremo un presidente della Repubblica che sarà un passacarte, un cerimoniere”.

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