In Sardegna

Tradizione pasquale de sa matracula: lo strumento che nella Settimana Santa risuonava nelle vie del paese

I bambini si aggiravano per le strade annunciano l'inizio del rito religioso. Avveniva nel giorno di Venerdì Santo, ma durante tutta la settimana che accompagnava la Pasqua era frequente sentire risuonare per le vie questo curioso strumento della tradizione isolana

Tradizione pasquale de sa matracula: lo strumento che nella Settimana Santa risuonava nelle vie del paese

Di: Giammaria Lavena


Tradizionalmente la Pasqua in Sardegna è una delle feste più sentite dell’anno, accompagnata da cerimonie e riti, usanze che nei secoli sono rimaste integre e sempre vive all’interno delle comunità isolane. E così, durante la Settimana Santa, i giorni che precedono la domenica vengono scanditi da antichi rituali che si svolgono nelle case e nelle vie, o che si celebrano nelle chiese. 

SA MATRACULA IN SARDEGNA. Anni fa, per esempio, il giorno del Venerdì Santo in tutte le strade dei centri sardi riecheggiava il suono de sas matraculas. Si tratta di un congegno costituito da una tavola in legno, di forma rettangolare, con un’apertura allungata in prossimità di un lato minore che ne consente l’impugnatura. Ne esistono di differenti tipi, ma la più diffusa, e riconosciuta come “ufficiale”, è la traccola a maniglia. Questo strumento veniva utilizzato dai bambini nei giorni che precedevano la Pasqua, in sostituzione delle campane.

Così il venerdì prima di Pasqua veniva annunciato dai bimbi, in tutte le vie del paese, l’orario del rito religioso. Sempre adoperando gli strumenti, i bimbi precedevano il passaggio della via Crucis e del funerale di Gesù. E così anche il Sabato Santo. Il nome “matraca” è di provenienza spagnola, ma a sua volta la parola venne acquisita dal mondo arabo. A seconda della zona esso può assumere nomi diversi: oltre a matracula anche matraca, matraccola, metracula, stroccula, taccula o taccula de battarzos.

CARATTERISTICHE E UTILIZZO. Sas matraculas possiedono una parte centrale fissa alla quale sono incernierati elementi percussivi azionati dal movimento periodico di polso e/o avambraccio. Il lavoro di percussione è affidato a un battente non risonante (un picchiotto di ferro) e quella ricettiva alla parte in legno che, risuonando, amplifica e connota timbricamente l’effetto. Lo strumento veniva energicamente ruotato in senso orario e antiorario, creando l’urto fra battente e tavola e amplificando a piacimento il suono. Come già detto, la matraca sarda è costituita da una tavola rettangolare – differentemente da quelle della penisola – generalmente oblunga e sulle cui facce sono incardinati, perpendicolarmente alla base e allineati al suo centro, due o più battenti di ferro. 

REALIZZAZIONE. Per la creazione vengono utilizzati preferibilmente legni resistenti, come il rovere o il castagno, ma essendo queste varietà piuttosto pesanti da trasportare si adoperano spesso anche materiali più leggeri (pioppo sardo o faggio) opportunamente rinforzati. I battagli vengono realizzati piegando a freddo una verga di ferro a sezione circolare, oppure vengono riutilizzati anelli per il bestiame o vecchie maniglie, ma anche veri e propri battenti da portone. Oltre che da strumento pasquale, sas matruculas fungevano naturalmente anche da giocattoli, vero e proprio svago per grandi e piccini. 

Nonostante non sia più d’uso comune, questo strumento rientra a buon diritto fra le eccellenze della tradizione isolana, i cui più disparati e creativi rituali ne fanno senz’altro una delle più ricche del Paese.

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