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Addio a Piero Mattu, è morto "Su Re"

Il contributo che hai dato alla cultura popolare di quest’isola è immenso, profuso con dedizione totale, avvolgente e sincero

Addio a Piero Mattu, è morto

Di: Giuliano Marongiu


La notizia della tua morte è stata come un pugno forte sul cuore: in qualche modo ci avevi preparato all’idea che potesse accadere, ma non a quanto ci avrebbe fatto male.

Piango e scrivo, con rabbia e dolcezza, perché le parole sono l’unica forma che mi resta per dirti quel che già sai, che è ingiusto morire, che chi ha saputo riempire gli spazi, come hai fatto tu, non può permettersi di lasciare un vuoto così profondo da colmare.

Il male che sfiancava le tue forze non ha piegato la tua energia, l’amore per la vita, il bello che seminavi con le tue passioni, l’affetto per i tuoi cari, il ricordo tenero e riservato di Alessandra, l’orgoglio di essere e di appartenere.

Sei, sei stato e continuerai ad essere l’incontrastato Re, non solo di questa comunità che oggi lista il cuore a lutto, ma di un mondo più ampio e trasversale che hai “abitato” indossando i colori che hai difeso, ostentando   con fierezza quel marchio identitario di cui ti facevi fregio.

Il contributo che hai dato alla cultura popolare di quest’isola è immenso, profuso con dedizione totale, avvolgente e sincero: nel ballo, nel suono, nella ricerca, nel desiderio di un incontro.

Mi commuove pensare alla tua ultima partecipazione al Redentore di Nuoro, aggrappato alla vita e a quei giovani che hai protetto come hai protetto i tuoi figli, tenuti stretti dentro quel ballo elegante e immenso che   su quel palco sembrava ancora più grande. 

Mi commuove pensare alla sofferenza che dentro ti scolpiva e per contrasto alla gioia che ti sorreggeva, rendendo i tuoi occhi lucidi e tremanti più del fascio di luce che li illuminava.

Potrei scrivere per ore, parlando di te e anche di tutti i silenzi che a volte ci hanno diviso e molte più volte riavvicinato, ma il pensiero ti rende prigioniero tra le sue maglie e io voglio conservare di te quel che ci univa, la coltivata complicità e tutte le volte che tornerai in un sogno.

Sarà dura non vederti più “passare” con tutto quello che avevamo ancora da darci, da dirci e soprattutto da fare.

Ora puoi andare a dormire, amico mio, in quell’angolo sospeso tra la terra e il cielo, dove la musica non smette di suonare per consentire al tuo risveglio di continuare a ballare.

Ti voglio bene.

Giuliano 

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