Alghero

Femminicidio ad Alghero: città attonita, tra gioia e dolore

Questo pomeriggio tutta la comunità cittadina sarà unita in una marcia silenziosa

Femminicidio ad Alghero: città attonita, tra gioia e dolore

Di: Dante Tangianu


Far convivere contemporaneamente, negli ultimi tre giorni, negli stessi istanti e nello stesso luogo, la città di Alghero, gioia e dolore senza dare alla mente la possibilità neppure di scindere la successione dei tempi, crea nell’uomo uno stato confusionale profondo.

Così come festeggiare il Santo Natale, con il simbolo del bambino appena nato deposto nella mangiatoia del Presepe, allestito nelle chiese e visitato tutti i giorni da migliaia di fedeli e simultaneamente stare lì, davanti a una bara, culla della morte di una giovane donna, Michela, barbaramente ammazzata domenica sera dal proprio coniuge, causa scompenso, lascia attoniti e impotenti.

La vita e la morte ai limiti della sublimazione. Gioia e dolore, festa e lutto, nello stesso attimo. La vita medesima nella sua celebrazione dai significati che superano la condizione umana, la morte in una delle rappresentazioni più tragiche e lancinanti di fronte alle quali sembra crollare o vacillare tutto, persino nelle persone che credono, con la fede, nel riscatto dell’uomo peccatore.

Oggi, Alghero è questa, una città sgomenta. Pronta, in un disperato conflitto interiore, a celebrare in uno stesso giorno la vittoria e la sconfitta della natura umana portate ai loro estremi.  Da una parte il Bambin Gesù nella visione terrena e celestiale della vita, dall’altra una donna e una madre, Michela, sull’altare del sacrificio assoluto e senza mediazioni. La stessa vita che deve affrontare sin dal suo nascere la sfida della morte crudele e beffarda, lasciando sul campo delle lacrime, del dolore e della solitudine due bambini di 11 e 13 anni ora improvvisamente orfani.

Nel pomeriggio di oggi, alle 17, la città si ritroverà tutta unita in una marcia silenziosa che sarà espressione di vicinanza, di affetto e solidarietà verso la famiglia di Michela e soprattutto dei due figli che non potranno essere e non saranno, anche nelle parole del sindaco della città, lasciati soli.  Il grande albero di Natale di Porta a Terra sarà spento quando il corteo partirà dalla sede del Comune in direzione di via Vittorio Veneto dove, davanti alla casa di Michela Fiori, saranno deposti dei fiori, poi i partecipanti faranno ritorno a Porta a terra. 

Sarà, quello di oggi, un incontro in cui, però, non potranno mancare neanche gli interrogativi che una società civile si deve, senza indugio, porre in una circostanza drammatica e di scoramento come questa. Sono troppe, infatti, le responsabilità di una società spesso in grave ritardo nel tutelare, in questo caso le donne indifese, e parimenti non puntuale nel prevenire e rendere ininfluente l’azione delittuosa dei carnefici di turno. In queste due prospettive, le domande sono quelle di tutti, mentre le risposte devono provenire dalle istituzioni, pubbliche e private, a partire dal governo e dal parlamento del Paese.

Risposte che non possono più attenere, affinché da parte delle stesse istituzioni, per ciò che non è stato fatto in passato sul terreno della prevenzione, non abbiano a ripetersi i casi di coscienza non sempre limpida e responsabile rispetto al loro operato. Né sono da meno, certo, i doveri e le responsabilità di ogni singolo cittadino riguardo a tutto ciò che egli può fare, soprattutto dando il buon esempio, perché nella società di cui fa parte primeggi il senso del rispetto della persona umana, della democrazia e della giustizia sociale.

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