In Sardegna

La Repubblica è la più nobile espressione della democrazia ma “medas ancora chircant su pane e s’isperántzia”

La lettura della Costituzione deve emozionarci soltanto al pensiero che tra le righe c’è il ricordo e la memoria della nostra gente

La Repubblica è la più nobile espressione della democrazia ma “medas ancora chircant su pane e s’isperántzia”

Di: Dante Tangianu - Poesia di Francesco Pes


Oggi è la Festa della Democrazia, che è un valore assoluto, di cui la nostra Repubblica è la più nobile espressione. Ci sono diverse forme di Stato concepite nella prospettiva e nell’ansia di realizzare nel modo più compiuto possibile i principi di libertà, di giustizia e di uguaglianza improntati sui valori etici e morali cui ogni uomo si deve richiamare per celebrare in ogni momento della propria esistenza il massimo rispetto per se stesso e per i suoi simili. In tal senso, l’art. 2 della “Dichiarazione universale dei diritti umani” è uno specchio dell’anima e della coscienza dei popoli: 

“Ad ogni individuo spettano tutti i diritti e tutte le libertà enunciate nella presente Dichiarazione, senza distinzione alcuna, per ragioni di razza, di colore, di sesso, di lingua, di religione, di opinione politica o di altro genere, di origine nazionale o sociale, di ricchezza, di nascita o di altra condizione.” 

La nostra Carta costituzionale, stella polare del nostro ordinamento giuridico, fa propri i diritti universali di ogni individuo, nella sua condizione di persona singola o di membro di ogni possibile aggregazione umana. Fuori dai suoi confini, in virtù di tali diritti, l’Italia è Stato membro nel contesto di tutti i trattati internazionali improntati alla tutela e alla salvaguardia dei diritti medesimi. 

In particolare, lo è con l’Europa, con la quale è diventata un tutt’uno inscindibile sotto l’aspetto politico, economico e sociale, con l’obbligo di risposte unitarie anche su molti altri temi, giustizia in primis. Certo, è una giovane Europa e in quanto tale è basilare la sensibilità e l’ansia di ogni Stato membro di percorrere, senza soluzione di continuità, la strada comune del progresso e del bene comune. 

Ecco cosa ci hanno consegnato settantacinque anni fa i nostri genitori e i nostri nonni: uno Stato democratico costruito sui principi fondamentali della libertà, dell’uguaglianza e della giustizia, nonché aperto alla condivisione dei principi medesimi con gli altri Stati. Parole essenziali che, insieme, ne racchiudono un’altra, solidarietà, che è quella che interpreta, in modo totale, quell’umanità che deve subentrare nei rapporti tra persone ogni qualvolta una di esse possa aver bisogno dell’altra. 

È una Carta costituzionale, la nostra, che ci rasserena nelle sue parti fondanti e irrinunciabili, aperta alle evoluzioni del tempo, ma inflessibile nella chiusura verso derive che in passato hanno causato lutti e disastri di ogni genere. I nostri Costituenti hanno trasferito nelle righe della Carta, come messaggeri anche di se stessi, il lascito, intriso di tanto dolore quanto di eroismo, di chi per la Patria e per uno Stato libero e giusto ha immolato la propria vita o ne ha sostenuto con tutte le proprie forze la causa del bene comune. 

La lettura della Costituzione deve emozionarci soltanto al pensiero che tra le righe c’è il ricordo e la memoria della nostra gente che ci ha consegnato le chiavi di uno Stato libero che ci consente di esprimerci secondo quei criteri di libertà senza i quali la nostra vita non sarebbe la stessa.

Però, non basta, anzi, è la condizione di uomini liberi che ci impone non solo di non abbassare la guardia, ma di seguire in quanto a determinazione, orgoglio, fierezza, ambizione e attaccamento ai valori, gli esempi del passato per rendere sempre attuale e moderna la società in cui viviamo. Che è da considerarsi sempre di più secondo la dinamica degli eventi, della storia e della cultura dei popoli. 

Sa libertade, sa giustítzia e s’uguagliántzia 

medas sunt istraccos de pedire in custa terra

sa solidariedade  non narat abbundántzia.

Ischimos chi su mundu est semper in cuntierra 

medas ancora chircant su pane e s’isperántzia

sonniande tancas fioridas pro ídere finida sa gherra.

La libertà, la giustizia e l’uguaglianza

Molti sono stanchi di chiedere in questa terra

C’è bisogno di solidarietà. 

Sappiamo che il mondo è sempre in dissidio

Molti ancora cercano il pane e la speranza

Sognando terre fiorite per vedere finita la guerra.

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