Sassari

Gli ex lavoratori Ati-Ifras dal tetto del duomo alla messa con Mons. Saba

Da quasi un mese il loro presidio sul tetto della cattedrale, cercano risposte

Gli ex lavoratori Ati-Ifras dal tetto del duomo alla messa con Mons. Saba

Di: Pietro Lavena


Nella mattinata di ieri, 1 novembre, gli ex lavoratori Ati-Ifras del parco geominerario della Sardegna hanno preso parte alla messa celebrata dal nuovo arcivescovo di Sassari, Gianfranco Saba, nel duomo cittadino di San Nicola.

Un forte gesto simbolico dei lavoratori che, dal 9 ottobre scorso, portano avanti una manifestazione di protesta che li vede accampati sul tetto della cattedrale. Combattono pacificamente perché le loro esigenze non siano dimenticate e la loro dignità non venga calpestata.

La loro presenza in cattedrale, in occasione delle celebrazioni per la ricorrenza di Ognissanti, è stata contrassegnata dalle magliette verdi recanti le scritte “lavoro” e “dignità” e il numero 34. “L’articolo 34 – spiegano – è la legge regionale che deve essere applicata per ricollocare tutto il personale ex Ati-Ifras. Nella speranza che oltre ai santi anche la politica possa fare un miracolo”.

“Siamo sul tetto del duomo da ventiquattro giorni (al 1° novembre, ndr). La Regione non ha rinnovato la convenzione con la ditta di Elmas per la quale lavoravamo. La promessa era che ci avrebbero lasciati senza lavoro fino al 1° marzo e invece siamo ancora fuori. Sul tetto del duomo si alternano una quindicina di persone”.

Non era la prima volta che gli ex lavoratori Ati-Ifras prendevano parte alle celebrazioni in duomo, ma era la prima volta che incontravano il nuovo arcivescovo turritano Mons. Saba. Questi, al termine della funzione, ha incontrato e saluto uno ad uno i lavoratori esortandoli ad avere fede e speranza.

L’amministrazione di Sassari dovrebbe aver raggiunto un accordo con la Regione per reinserire gli uomini con le magliette verdi nel mondo del lavoro. Una cinquantina di assunzioni dovrebbero essere garantite, in tempi brevi, in una serie di cantieri che saranno avviati nei pressi del lago di Baratz per la forestazione, la realizzazione di sentieri naturalistici, e la manutenzione delle vecchie strutture della miniera dell’Argenitera.

“Noi, nel frattempo – assicurano –, risaliremo ad occupare il nostro presidio sul tetto finché non ci verranno date risposte concrete. Ci sono state fatte tante promesse, ma fino ad ora le nostre richieste non sono state ascoltate. Chiediamo solo che ci venga data la possibilità di essere cittadini onesti, ma senza un lavoro le tasse e i mutui come li paghiamo?”.

La politica se vuol fare può fare. Noi non vogliamo fare muro contro muro ma ci auguriamo che arrivino risposte concrete sulla nostra ricollocazione”.

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