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La Corte Costituzionale boccia parzialmente la nuova legge regionale sulla coltivazione della cannabis legale

La regione Sardegna sembrava in dirittura d’arrivo per risolvere i principali nodi in materia di canapa industriale, ma qualcosa è andato storto

La Corte Costituzionale boccia parzialmente la nuova legge regionale sulla coltivazione della cannabis legale

Di: Redazione


Chiariamo subito che, nonostante il titolo parli di ‘cannabis’, non ci riferiamo alla specie nella sua interezza, ma solo a quelle varietà che ricadono nel novero della cannabis light, nota anche come canapa industriale.

D’altronde non potrebbe essere altrimenti: la cannabis propriamente detta, ovvero quella con un contenuto di THC oltre i limiti di legge, non può essere coltivata senza infrangere il dettato della principale legge italiana che regola gli stupefacenti, il DPR 309/90. E anche le semenze della pianta che si trovano in vendita nei negozi fisici e sul web, come le diverse tipologie di semi di cannabis disponibili su Sensoryseeds, e-commerce specializzato in prodotti di provenienza americana, sono acquistabili solo a fini collezionistici, mentre la loro germogliazione costituisce un illecito.

Per quanto riguarda la canapa industriale, invece,  la coltivazione è consentita entro determinati limiti, indicati dalla Legge 242 del 2016, ma la normativa che la disciplina risulta ancora poco chiara e ricca di zone grige. Ed è proprio per tale motivo che la regione Sardegna ha cercato di intervenire, in modo da mettere ordine in questo campo.

Vediamo come sono andate le cose.

Come la Regione ha tentato di districare il nodo nazionale della normativa sulla canapa industriale

Come ricorderanno i meglio informati, nei primi mesi del 2022 il Consiglio Regionale approvò all’unanimità una nuova legge  sulla coltivazione della cannabis sativa.

Fu un provvedimento bipartisan, voluto da entrambi i poli (maggioranza e opposizione), pensato per riformulare le regole intorno alla coltivazione e all'uso della canapa (ovvero la cannabis a uso industriale, con una concentrazione di THC inferiore ai limiti fissati dall’UE) in un contesto normativo come quello italiano, ancora piagato da zone grige e da un eccessivo ricorso a interpretazioni spesso discordanti tra loro.

Al cuore dell’iniziativa c’è la volontà di promuovere la filiera della canapa, con un focus particolare sul territorio regionale, così da porre le basi per lo sviluppo sostenibile di un'industria locale incentrata su di essa.

Un aspetto distintivo della legge è l'attenzione data al ruolo della pianta nella decontaminazione dei suoli e nel contrasto al dissesto idrogeologico, evidenziando anche il suo contributo in ambito edile ed energetico: aspetti importanti che ne sottolineano l’utilità non solo come risorsa agricola, ma anche come strumento di supporto per la sostenibilità ambientale​.

È importante notare come questa iniziativa sia stata concepita in modo da trovare un equilibrio tra il sostegno alla coltivazione e alla trasformazione della canapa e la necessità di regolamentare la sua commercializzazione: pur promuovendo attivamente il relativo settore agroindustriale, la legge rispetta in buona parte i limiti imposti dalla normativa nazionale riguardo alla commercializzazione dei prodotti derivati, evitando così possibili controversie legali ancora all’ordine del giorno in tutta Italia.

Ma, a quanto pare, ‘in buona parte’ non è sufficiente per la Corte Costituzionale, come vedremo nel paragrafo successivo.

Il parere della Corte Costituzionale: sì alla coltivazione, no alla commercializzazione

Nonostante il significativo passo avanti rappresentato dalla legge sulla coltivazione della cannabis sativa in Sardegna, la sua implementazione non è esente da controversie e criticità giuridiche. Un punto focale di discussione, in particolare, si concentra, come accennato in chiusura del paragrafo precedente, intorno alla commercializzazione dei prodotti derivati dalla cannabis, come le infiorescenze e altri derivati post-raccolta.

La Corte Costituzionale ha giocato un ruolo cruciale in questa vicenda, intervenendo per delineare i limiti della legislazione regionale. In particolare, l’organo giudiziario ha salvaguardato la normativa regionale sul sostegno e la promozione della filiera agroindustriale e agroalimentare della canapa. Tuttavia, ha bocciato quelle parti della legge che si estendevano oltre i limiti posti dalla normativa nazionale, riguardando la commercializzazione di prodotti derivati dalla manipolazione successiva alla raccolta​.

Questa decisione evidenzia una sfida giuridica centrale: il bilanciamento tra le iniziative legislative regionali e le restrizioni imposte dalla legge nazionale.

Il legislatore sardo ha cercato di intervenire in questo campo per sostenere un settore emergente, ma ha dovuto affrontare i limiti della normativa italiana che risulta ancora non del tutto chiara in materia di commercializzazione di prodotti a base di cannabis.

Perché una legislazione sulla canapa più chiara e snella è vantaggiosa per la sostenibilità ambientale in Sardegna

Come già accennato, nell'ambito della legge sulla coltivazione della cannabis sativa in Sardegna, gli aspetti ambientali e di sostenibilità rivestono un ruolo di primo piano, segnando un passo importante verso un'agricoltura più ecologica e responsabile. La legge non solo riconosce il potenziale economico della pianta, ma mette in evidenza anche il suo impatto ‘green’.

Uno degli aspetti più significativi è il ruolo della canapa nella bonifica dei terreni inquinati.

La pianta è nota per la sua capacità di assorbire e accumulare pesanti metalli e altre sostanze tossiche dal suolo, rendendola un'opzione efficace per il risanamento di terreni contaminati, una caratteristica sulla quale si è già ragionato in Italia (vedasi il caso dei terreni dell’Ilva). Questo aspetto è particolarmente rilevante in Sardegna, dove diverse zone mostrano da tempo i segni del danno provocato da numerosi agenti inquinanti.

Un altro elemento chiave è il contributo della canapa al contrasto del dissesto idrogeologico.

Grazie alla sua rapida crescita e al suo ampio sistema radicale, la pianta aiuta a stabilizzare il terreno, riducendo l'erosione e migliorando la struttura del suolo. Ciò è di fondamentale importanza in regioni come la Sardegna, dove il dissesto idrogeologico rappresenta una sfida costante.

La legge sarda ha inoltre messo in luce la possibilità di utilizzare la canapa nell’edilizia e come fonte di energia.

I materiali derivati da essa, come il calcestruzzo di canapa e i biocombustibili, offrono alternative sostenibili rispetto a quelli tradizionali. Questi prodotti non solo riducono l'impatto ambientale in termini di emissioni di carbonio e consumo di risorse non rinnovabili, ma promuovono anche un'economia circolare, in cui i rifiuti agricoli vengono trasformati in risorse utili​.

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