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Capodanno: le famiglie spenderanno circa 100 euro per il Cenone

Il budget per il cenone di Capodanno registra una spesa in crescita, la media sarà di 100 euro a famiglia, anche a causa del caro vongole

Capodanno: le famiglie spenderanno circa 100 euro per il Cenone

Di: Redazione Sardegna Live


Il budget per il cenone di Capodanno registra una spesa in crescita, la media sarà di 100 euro a famiglia, più specificatamente 98 euro, anche a causa del caro vongole, ma con grandi differenze tra le varie regioni.

L'aumento del budget per nucleo del +2% emerge da una indagine Coldiretti/Ixe' in vista del Capodanno. Quasi nove italiani su dieci (87%) trascorreranno la festa nelle case, proprie o di parenti e amici, mentre gli altri si divideranno soprattutto tra ristoranti e pizzerie dove sono previsti 4,6 milioni di persone ai quali si aggiungono oltre 350mila presenze in agriturismo secondo le stime di Terranostra e Campagna Amica. Se una maggioranza del 34% conterrà la spesa entro i 50 euro a famiglia - spiega Coldiretti - un altro 23% viaggerà tra i 50 e i 100 euro e un 20% arriverà fino a 150.

Non manca chi si spingerà a 200 euro (7%), chi addirittura a 300 (8%) e un 2% che andrà oltre. Ma anche a livello territoriale ci sono sensibili differenze, con gli abitanti delle Isole che spenderanno quasi il doppio rispetto ai residenti nel centro Italia (141 euro contro 76 euro), mentre al Sud il budget sarà di 130 euro, rispetto agli 80 euro del Nord Est e agli 84 del Nord Ovest, secondo Coldiretti che evidenzia come a pesare siano anche le differenze nel numero medio di familiari per regione. Le tavolate del cenone si allungano quest'anno ad una media di 7 persone e lo spumante - sottolinea la Coldiretti - si conferma come il prodotto immancabile per quasi 9 italiani su 10 (89%): 95 milioni di tappi di spumante stappati solo in Italia, tra Natale e Capodanno, con una vittoria netta rispetto ai 6 milioni di bottiglie di bollicine straniere come lo champagne.

Tra le festività di Natale e Capodanno vengono stappate circa 1/3 delle bottiglie consumate in Italia durante l'intero anno. Seguono a ruota le lenticchie presenti nell'85% dei menu, forse anche perché sono chiamate a portar fortuna secondo antiche credenze. Tra le più note quelle del Castelluccio di Norcia Igp, ma anche quelle inserite nell'elenco delle specialità tradizionali nazionali come le lenticchie di S. Stefano di Sessanio (Abruzzo), di Valle agricola (Campania), di Onano, Rascino e Ventotene (Lazio), Molisane (Molise), di Altamura (Puglia), di Villalba, Leonforte, Ustica e Pantelleria (Sicilia) o umbre quali ad esempio quelle di Colfiorito. Non solo lenticchie tra i piatti portafortuna a fine anno ci sono - continua la Coldiretti - anche i chicchi di uva presenti nel 56% delle tavole. Ne vanno mangiati dodici, uno per ogni mese dell'anno. E di buon auspicio sono anche i melograni simbolo di riparo e protezione dai problemi che il nuovo anno potrebbe portare. L'interesse per le lenticchie è accompagnato dalla riscossa di cotechino e zampone presenti sul 70% delle tavole. Sulle tavole per le feste è forte la presenza del pesce nazionale a partire da alici, vongole, sogliole, triglie, anguilla, capitone e seppie ma - sottolinea Coldiretti Impresa pesca - il 65% degli italiani assaggerà il salmone arrivato dall'estero, il 9% si permetterà le ostriche e il 5% il caviale spesso di produzione nazionale.

A pesare sui portafogli sarà il caro vongole, ma non solo. Le veraci, in vista del cenone di San Silvestro, arriveranno a costare per le famiglie alle prese con il menu di Capodanno fino al 32% in più, colpa delle colture sempre più danneggiate dal granchio blu. Ma tra i prodotti protagonisti del cenone aumenti significativi si registrano anche per la frutta secca, con le noci che arrivano a costare l'8,2% in più, per le lenticchie in aumento del 6%, o per il gambero rosa il cui prezzo schizza del 31,5%, secondo i dati elaborati da BMTI e Consumerismo. Se si vuole risparmiare, emerge dallo studio, allora bisognerà puntare su calamari, il cui prezzo è in calo di quasi il 14% grazie ad una maggiore disponibilità di prodotto proveniente da una pesca abbondante nel mar Atlantico settentrionale, sebbene continui a scarseggiare nei mari nostrani.

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