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La Sardegna potrebbe diventare la seconda Regione italiana ad approvare una legge sul fine vita. In Consiglio regionale è infatti iniziato l’iter della proposta dell’Associazione Luca Coscioni sul suicidio medicalmente assistito, adottata dal campo largo. La sesta commissione Sanità, presieduta da Carla Fundoni (Pd), ha avviato le audizioni a partire da quella di Filomena Gallo, segretaria nazionale dell’associazione.
"Questa legge – chiarisce Gallo – stabilisce tempi certi di risposta alle persone che chiedono di essere sottoposte a quelle verifiche che la Corte Costituzionale ha stabilito che siano fatte dal servizio sanitario nazionale". Oggi, spiega l’avvocata, "ci vogliono dai sei mesi ai tre anni", un’attesa che per molti malati può essere insostenibile: "A volte quel tempo non c'è, a volte i malati muoiono prima che arrivino le verifiche".
Gallo ribadisce che la norma proposta "attiene solamente ai compiti delle aziende sanitarie", come previsto dalla sentenza Cappato della Consulta. E sull’impugnazione da parte del governo della legge toscana, la segretaria è chiara: "Le Regioni hanno il potere di legiferare in materia sanitaria. È davvero un paradosso: il governo delle autonomie regionali impugna una legge che non aggiunge nulla a quanto stabilito dalla Corte".
Intanto, proprio la Corte costituzionale è tornata sul tema con la sentenza n. 66, depositata oggi, confermando che non è illegittimo subordinare la non punibilità dell’aiuto al suicidio alla necessità di un trattamento di sostegno vitale. La decisione ricalca quella già espressa nel 2024 e rinnova l’appello al Parlamento per una legge nazionale, evidenziando però gravi carenze nell’accesso alle cure palliative: "liste d’attesa, carenza di personale formato, offerta territoriale diseguale e una presa in carico spesso insufficiente".