Un piano ambizioso per contrastare il calo demografico nei piccoli centri della Sardegna e invertire la tendenza allo spopolamento: è quanto prevede la delibera approvata nell’ultima seduta di Giunta regionale, che introduce nuove linee guida semplificate per la concessione di contributi alle famiglie che risiedono, o decidono di trasferirsi, nei comuni con meno di 5.000 abitanti.

A partire dal 2025, le famiglie potranno beneficiare di un sostegno economico di 600 euro mensili per ogni primo figlio nato, adottato o affidato fino al quarto anno di età, e di 400 euro per ogni figlio successivo. "Puntiamo moltissimo su questo provvedimento per arginare il fenomeno dello spopolamento nei piccoli centri dell’Isola - ha dichiarato l’assessore regionale della Sanità, Armando Bartolazzi -. Per questo abbiamo deciso di garantire l’erogazione dell’importo massimo disponibile per ciascun bimbo avente diritto fino al quarto anno di età. Stiamo parlando di 600 euro mensili per il primo figlio nato fino al quarto anno d’età e di 400 per ogni figlio successivo”.

Le risorse verranno trasferite ai Comuni in due tranche di pari importo, previa verifica degli ultimi dati Istat sul numero dei bambini residenti nei paesi con meno di 5.000 abitanti a partire dal 1° gennaio 2025, in modo da individuare il fabbisogno per ciascun Comune.

Un provvedimento, ha spiegato Bartolazzi, che punta a essere più di un semplice sussidio: "Occorre invertire questa tendenza al declino, che non è solo demografico, ma anche economico e sociale. Per questo abbiamo fatto molta attenzione, insieme alla nostra direzione per le Politiche Sociali, a introdurre dei meccanismi volti a non trasformare la misura in un intervento di mero assistenzialismo: lo eviteremo favorendo lo sviluppo di servizi attivi nei Comuni soggetti a spopolamento, con infrastrutture che sostengano concretamente le politiche familiari".

Numeri alla mano, l’emergenza è evidente: nel 2023 la Sardegna ha registrato il tasso di natalità più basso d’Italia, con 4,9 nati ogni mille abitanti, contro una media nazionale di 6,7.

"La famiglia viene presa in considerazione come un nucleo all’interno di una comunità stratificata, multigenerazionale. Per questo verranno approntati strumenti di presa in carico della persona per l’invecchiamento attivo, come presidio indispensabile a sostenere la permanenza degli anziani nel loro domicilio, anche attraverso la dotazione di strumentazione domotica e lo sviluppo mirato di interventi a beneficio della persona", ha proseguito Bartolazzi.

“Questo – conclude Bartolazzi – è un provvedimento ambizioso, che attraverso la leva combinata della natalità e del sostegno alla persona intende arrivare a un più ampio sviluppo territoriale e sociale nelle aree interne della Sardegna colpite dallo spopolamento. Per questo abbiamo stabilito di misurare i risultati nell’arco dei prossimi anni, partendo dal monitoraggio della popolazione residente e valutando di volta in volta i cambiamenti sotto il profilo della crescita dei servizi, dell’economia e dell’occupazione”.

Un piano che punta a trasformare la sfida dello spopolamento in un’opportunità per il rilancio dei territori.