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Pordenone, Burrai, cuore rossoblù: “Che emozione giocare contro il Cagliari”

Tra meno di due settimane, il Cagliari giocherà il quarto turno di Coppa Italia in casa contro il Pordenone

Pordenone, Burrai, cuore rossoblù: “Che emozione giocare contro il Cagliari”

Di: Marco Orrù


Tra meno di due settimane, il Cagliari giocherà il terzo turno di Coppa Italia in casa contro il Pordenone, alla Sardegna Arena. Nella partita secca chi vince andrà a giocare a San Siro contro l’Inter. Tra i ramarri, soprannome del club friulano, gioca un centrocampista sardo, Salvatore Burrai, cresciuto nel settore giovanile rossoblù, che a 30 anni giocherà per la prima volta contro la sua squadra del cuore. La redazione di Sardegna Live l’ha sentito in ESCLUSIVA e lui ci ha parlato delle sue emozioni e sensazioni in vista di questa partita, ripercorrendo le tappe della sua carriera in Sardegna, con un piccolo rimpianto, sempre però guardando al futuro. Ecco le sue parole:

Ciao Salvatore, mancano ancora due settimane a Cagliari-Pordenone, per te è la prima volta contro la squadra con cui sei cresciuto e di cui sei tifoso. Già ci pensi e che sensazioni hai?

“Ci penso da quando abbiamo passato il turno a Venezia. E’ la prima volta che torno, ci sarà sicuramente un po’ di emozione, ma sarà bello giocare questa partita”.

Voi del Pordenone siete l’unica squadra di Serie C ancora in corsa in Coppa Italia, e peraltro tu, con 3 gol e 3 assist sei stato decisivo fino a qua. Con quali obiettivi arrivate a Cagliari?

“Non ci troviamo qui a caso, abbiamo meritato di arrivare fin qui affrontando e battendo squadre molto forti e di categoria superiore. L’obiettivo è quello di provare a passare il turno. Ovviamente sarà molto difficile farlo perché affrontiamo una squadra di due categorie superiori, ma ci proveremo lo stesso e ce la giocheremo. Non stiamo vivendo un periodo facile, tre sconfitte consecutive, e dobbiamo cercare di risollevarci. Prima di Cagliari giocheremo una partita di campionato perché l’altra contro il Modena è stata cancellata dopo il fallimento dei canarini. Giocheremo venerdì prossimo contro il Vicenza e poi verremo a Cagliari”.

Oltre ad essere la prima volta contro il Cagliari, sarà la prima anche alla Sardegna Arena. Hai già avuto modo di entrare nel nuovo stadio rossoblù?

“Non ci sono mai entrato, l’ho visto solo da fuori. Sarà la primissima volta che ci entro. Da fuori sembra un bellissimo stadio e anche dalle immagini che vedo durante le partite del Cagliari mi dà l’impressione di essere uno stadio molto caloroso, con la gente molto vicina alla squadra. E’ la giusta struttura per il Cagliari”.

Come vedi il Cagliari quest’anno, dopo anche il cambio di panchina con Lopez e il suo secondo Fini, tuoi ex compagni in rossoblù?

“Da quando è subentrato Lopez il Cagliari ha una sua identità di gioco in fase difensiva. Ha fatto molto bene. C’è comunque bisogno di tempo per assimilare le idee dell’allenatore, ma penso che i rossoblù siano in linea con le aspettative di inizio campionato. Con Rastelli non esprimeva un bel gioco, prendeva troppi gol e ha perso qualche partita di troppo. La squadra deve comunque pensare alla salvezza”.

Che ricordi hai della tua esperienza a Cagliari, sia nelle giovanili, sia nella prima squadra con l’esordio ad Ascoli che ormai risale a 10 anni fa?

“Io a Cagliari sono nato calcisticamente e ho ricordi bellissimi. Tranne magari l’ultimo periodo quando sono tornato ed ero in prima squadra, dove non si sanno i motivi per cui sono stato accantonato e trattato in una certa maniera. Questo però fa parte del passato e di una vecchia dirigenza che c’era e che adesso non c’è più. Vedo che da quando sono cambiate le cose in società si è puntato molto sui giovani e il rammarico magari è quello che quando c’ero io, e altri ragazzi che hanno fatto una carriera molto positiva altrove, non abbiamo avuto la possibilità di dire la nostra nel Cagliari. Tanti di noi sarebbero potuti rimanere in Sardegna. I vari Murru, Sau, Barella, Deiola hanno avuto le possibilità per giocare e per dimostrare le qualità per poter stare in rossoblù. Il rammarico forse è un po’ questo, ma fa parte del passato e io devo pensare al futuro”.

A 30 anni ti senti più maturo che mai e nel punto più alto della tua carriera?

“Sì, forse lo scorso anno ho fatto la mia miglior stagione, ho fatto tanti gol, tanti assist. Mi sento bene, ma non mi sento appagato. Nella mia testa c’è sempre l’idea di andare più su possibile. Spero quest’anno di far bene qui a Pordenone e di raggiungere la Serie B perché ce lo meritiamo, anche a livello personale, visto che nell’ultimo periodo sto facendo abbastanza bene”.

I tuoi amici Aresti e Mancosu, come te, hanno giocato prevalentemente in B e in C, ma anche loro stanno disputando una grande stagione quest’anno. Sognate di ritrovarvi tutti insieme in palcoscenici importanti ancora?

“Penso di sì. Aresti è un portiere che poteva fare benissimo la Serie A. Ha fatto una scelta di vita, quella di tornare in Sardegna, dopo un gran campionato lo scorso anno in Serie B. Mancosu invece è tanti anni che fa la C e non si capisce perché non giochi in B o addirittura in A. Bisogna sempre crederci e sfruttare ogni occasione, che può arrivare da un giorno all’altro”.

E dell’altro tuo ex compagno Marco Sau, che mi dici? Ormai è una bandiera a Cagliari.

“Con Marco ho giocato a Cagliari, a Manfredonia e a Foggia. Ormai lui gioca a Cagliari da sempre e penso voglia chiudere lì. Ha 30 anni e penso l’obiettivo sia quello. Lui ha avuto la possibilità di giocarsi le sue occasioni in rossoblu e l’ha fatto alla grande. Gli va dato merito. Come ha dimostrato Marco, questo percorso lo potevano fare anche tanti altri ragazzi sardi, ma come detto prima meglio non guardare più al passato”.

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