Macomer

Omicidio di Manuel Careddu. Ore contate per il sesto uomo della banda

Nelle prossime ore la Procura di Oristano deciderà se e quali provvedimenti prendere

Omicidio di Manuel Careddu. Ore contate per il sesto uomo della banda

Di: Ansa


Potrebbe avere le ore contate il presunto sesto uomo della banda dei cinque ragazzi in carcere con l'accusa di aver ucciso e occultato il corpo di Manuel Careddu. Gli investigatori dell'Arma avrebbero già identificato il giovane che, il giorno dopo l'omicidio, si trovava assieme al ventenne Christian Fodde nell'auto di quest'ultimo, ritenuto dagli inquirenti l'esecutore materiale del delitto.

Il 17enne di origini romene, sospettato in un primo tempo di essere stato lui ad uccidere Manuel con un piccone, avrebbe invece assistito alla scena. Nelle prossime ore la Procura di Oristano deciderà se e quali provvedimenti prendere nei confronti del sesto uomo il quale, come si evince dalle intercettazioni, era a conoscenza di quanto accaduto.

"Non ho ancora realizzato", dice a Fodde, che poi risponde: "Non è un gioco, quello di ammazzare va bene... è il dopo".

TRADITO DALLA MICROSPIA - Il ritrovamento del cadavere di Manuel Careddu non chiude l'inchiesta sul barbaro omicidio del 18enne di Macomer. Dalle intercettazioni contenute nell'ordinanza di fermo dei cinque giovani accusati del delitto - tre ventenni e due 17enni, tra cui una ragazza - emerge che qualcun altro sapeva dell'assassinio.

Un sesto uomo su cui gli inquirenti stanno concentrando le indagini. Anche lui è stato intercettato. La sua voce non compare nella notte dell'11 settembre, nelle tre ore in cui si compie l'omicidio. Spunta invece il giorno dopo, sempre in macchina, mentre parla con Christian Fodde, uno dei 20enni arrestati.

Il dialogo prosegue quando i due si recano presumibilmente nel terreno in cui verrà seppellito Manuel. Il sesto uomo dice: "Non ho ancora realizzato". Più che una sua partecipazione diretta all'omicidio, la frase farebbe pensare al fatto che gli amici, la sera prima al bar, gli abbiamo raccontato tutto.

Fodde risponde: "Non è un gioco... quello di ammazzare va bene... è il dopo". Il 'branco' era pronto anche ad ammazzare ancora: Fodde e la 17enne vengono captati mentre parlano di un loro amico "che sa". "Lo uccidiamo?", chiede la ragazza. Lui risponde: "Mi devo sporcare per un essere... arrivederci...".

DNA PER RICONOSCIMENTO CADAVERE - Servirà l'esame del Dna per il riconoscimento ufficiale del cadavere di Manuel Careddu. Le condizioni del corpo, infatti, rimasto sepolto per cinque settimane in una fossa profonda circa 30 centimetri, sono tali che anche l'autopsia, fissata per sabato 20 ottobre, non potrà dare risposte certe.

Nessun indumento è stato trovato vicino al cadavere, nè documenti. Gli autori del delitto si sarebbero accaniti sul corpo del 18enne di Macomer: sfondato il cranio con pala e piccozza lo avrebbero poi fatto a pezzi con una motosega prima di seppellirlo.

UN BRANCO SPIETATO - Manuel Careddu è stato barbaramente ucciso sulle sponde del lago Omodeo la notte dell'11 settembre scorso, il giorno della sua scomparsa. Già in carcere per omicidio premeditato e occultamento di cadavere c'è un 'branco' di giovanissimi: tre ventenni di Ghilarza, Christian Fodde, Matteo Satta e Riccardo Carta, un loro compaesano di 17 anni di origine romena, e una ragazza di Abbasanta, anche lei diciasettenne.

Nell'ordinanza di fermo - 36 pagine firmate dal procuratore di Oristano Enzio Domenico Basso e dal pm Andrea Chelo - emerge un quadro di ragazzini spietati: pronti ad uccidere per pochi spiccioli. E con un cuore di pietra.

Fodde intercettato se la ride mentre commenta con la sua complice il delitto: "Dovevi vedere per credere? Io me la rido perché non me ne frega un c... eh vabbè. Non me ne devi dare soldi perché... è difficile che lo dici".

E il giorno dopo con un amico: "Non è un gioco... quello di ammazzare va bene... è il dopo". Pronti anche ad ammazzare ancora: Fodde e la 17enne vengono captati mentre parlano di un loro amico "che sa". "Lo uccidiamo?", chiede la ragazza. Lui risponde: "Mi devo sporcare per un essere... arrivederci...". Spietati, dunque. Lo dimostrano - dicono gli inquirenti - le condizioni in cui è stato trovato il cadavere, gettato in una fossa a pochi metri da una stradina: scheletrito e irriconoscibile.

Ma soprattutto fatto a pezzi, probabilmente con una motosega. E sul cranio colpi evidenti di attrezzi da campagna, un piccone e una pala, utilizzati, secondo l'accusa, per ucciderlo. La svolta che ha consentito di ritrovare il cadavere, cercato inutilmente nei giorni scorsi, è stata resa possibile dalle indicazioni fornite ieri pomeriggio da uno dei cinque arrestati.

A decidere di seppellirlo proprio lì, sotto qualche pugno di terra, sarebbe stato Christian Fodde, che quel pezzo di campagna ghilarzese lo conosce bene, perché in quella zona ci sono anche i terreni della sua famiglia. Un lavoro fatto probabilmente di notte e comunque alla svelta: non lontano, infatti, ci sono aziende e abitazioni.

Farsi trovare a scavare al buio avrebbe compromesso la strategia studiata - dice l'accusa - assieme ai suoi complici per quello che al 'branco' sembrava un delitto perfetto. I cinque, invece, erano finiti nel mirino dei Carabinieri di Ghilarza e di Oristano già nelle ore immediatamente successive alla denuncia della scomparsa di Manuel.

A incastrarli sono state poi le frasi pronunciate dentro l'auto del padre di Fodde, utilizzata per tendere la trappola mortale al 18enne e registrate da una microspia piazzata dagli inquirenti nell'ambito di un'altra indagine per omicidio.

Quelle frasi, aggiunte ai rumori metallici - per la Procura si tratta di una pala, di un piccone e di una motosega - avevano anche rivelato la brutalità dell'assassinio, confermata dalle ferite riscontrate sul cadavere di Manuel.

Ucciso - questa la convinzione degli inquirenti - perché si ostinava a chiedere il pagamento, poche centinaia di euro, degli spinelli che aveva procurato alla minorenne di Abbasanta. E per farseli dare non aveva esitato a presentarsi a casa della ragazza.

Uno 'sgarbo' che gli è costata la vita. Sarebbe stata proprio la 17enne a pianificare il delitto insieme a Fodde, compiuto poi materialmente - sempre secondo l'ipotesi accusatoria - dall'altro minorenne. Erano le 22.51 dell'11 settembre: e la microspia registra i singhiozzi di lei, dopo l'omicidio, rimasta sola in macchina ad aspettare.

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