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“Questa carneficina non può continuare. E l’invasione di Gaza rischia di trasformarsi in un Vietnam per i soldati israeliani. Se i vertici dell’esercito hanno perplessità un motivo c’è. Non è questa la via”. Così il ministro degli Esteri Antonio Tajani sulla strage di civili nella Striscia di Gaza. Tajani invoca “diplomazia e negoziati”.
“Hamas deve restare fuori da qualsiasi soluzione, l’Autorità palestinese è l’unico interlocutore possibile. Serve ora una missione Onu a guida araba per riunificare lo Stato palestinese. L’Italia è pronta a partecipare”, afferma. Uno scenario “preoccupante”, lo definisce. “Ogni tentativo di annessione di una parte della Striscia o della Cisgiordania mina alla base la costruzione di uno Stato palestinese. E rafforza la causa terroristica di Hamas. Attaccare perfino villaggi di cristiani palestinesi, da sempre elemento di stabilità nell’area, è imperdonabile”.
Sulla sospensione di accordi con Israele: “Finora non è servito. Vediamo come evolve la situazione”. A settembre Francia e Regno Unito riconosceranno lo Stato palestinese. L’Italia? “Un gesto simbolico, noi parliamo con i fatti. Oggi non esiste ancora lo Stato palestinese, va costruito. Di certo non lo vuole Hamas che non abbandona le armi né libera gli ostaggi. Siamo profondamente contrari all’esodo dei palestinesi dalla loro terra, vogliamo che nasca uno Stato libero e lavoriamo per questo”.
“Siamo in campo fin dall’inizio. Ieri l’Aeronautica militare ha effettuato il primo lancio di aiuti italiani sulla Striscia con mezzi della Difesa, dopo i lanci effettuati in collaborazione con gli Emirati. Netanyahu deve consentire l’accesso agli aiuti Onu. L’Italia, con l’operazione Food for Gaza, ha fatto entrare i convogli del Programma alimentare mondiale. Dal porto di Ashdod sono entrati prodotti alimentari per la popolazione civile e foraggio gli animali. Si rischia una carestia su larga scala”, aggiunge.
E’ fuori luogo parlare di genocidio? “È in corso una carneficina, non c’è dubbio. Ma noi preferiamo concentrarci sulla sostanza. Gli slogan servono a poco”.