Ha camminato da solo tra i resti contorti del velivolo, con il volto coperto di sangue e la maglietta strappata. Vishwash Kumar Ramesh, 40 anni, è l’unico sopravvissuto del disastro aereo che ha coinvolto il volo Air India AI171. Un miracolo con un nome, una storia e un posto a sedere: 11A, accanto all’uscita di emergenza.

Mentre attorno a lui c’era solo silenzio e distruzione, Ramesh, ferito ma cosciente, è riuscito a trascinarsi fuori dal relitto e raggiungere a piedi l’ambulanza. Un’azione istintiva, disperata, eppure straordinaria. In quel momento non sapeva di essere l’unico scampato a una tragedia che ha ucciso 241 persone, tra cui suo fratello, seduto pochi metri più in là.

“C’erano corpi tutto intorno a me. Ho sentito odore di carburante, fumo, urla. Ma io ero vivo. Non so come”, ha raccontato ai soccorritori e riportano i media locali.

Il dettaglio del posto 11A, rivelato dalle autorità, non è solo una curiosità. È una chiave importante per comprendere come Ramesh sia riuscito a sopravvivere. Era infatti seduto accanto all’uscita di emergenza, su uno dei pochi sedili che non sono stati distrutti nell’impatto. In più, quel punto del velivolo era tra i primi a essere accessibili per chi fosse stato ancora in grado di muoversi.

A bordo c’erano medici, bambini, studenti, famiglie intere. Tutti deceduti. Ramesh, cittadino britannico, vive a Londra con la moglie e un figlio.

Quando i soccorritori lo hanno trovato vicino alla strada, zoppicante ma lucido, non credevano che fosse a bordo. Eppure era lì, scampato all’inferno, con gli occhi ancora pieni di ciò che aveva visto.

“Camminava verso di noi, sembrava un fantasma”, ha detto uno dei primi volontari arrivati sul luogo dello schianto.

Ora Ramesh è ricoverato in ospedale, in condizioni stabili. Ha ferite al torace, al volto, ai piedi. Ma la sua voce è tornata. E con essa, i ricordi di quei minuti terribili che lo accompagneranno per tutta la vita.