Quinto giorno di protesta sul silo dell’Eurallumina a Portovesme. A 40 metri di altezza, sfidando maestrale e temperature in picchiata, quattro operai continuano la loro dimostrazione estrema in attesa di un segnale da Roma. “Preoccupati ed esasperati”, così si definiscono, dopo le mancate risposte che chiedono da settimane alle istituzioni sullo sblocco degli asset finanziari della Rusal, la multinazionale proprietaria dello stabilimento.

Il gelo della notte che li attende – con un’allerta meteo che preannuncia persino nevicate a quota collinare – non li scoraggia: la protesta prosegue da lunedì mattina e non accenna a fermarsi finché non arriveranno certezze sulla vertenza. Il nodo resta la paralisi causata dal blocco dei fondi della Rusal, che impedisce la ripartenza dello stabilimento, primo tassello della filiera dell’alluminio. Una situazione che, secondo i lavoratori, il Governo deve assumersi la responsabilità di risolvere.

Dal silo arrivano parole dure, affidate a Enrico Pulisci, rappresentante Rsa Eurallumina:
“Il tempo è pessimo ma non ci intimorisce. Il Ministero e il Governo ci diano subito risposte certe sullo stanziamento dei fondi. In sedici anni Rusal ha investito 24 milioni l’anno, e noi – esclusi gli ammortizzatori sociali – non abbiamo ricevuto contributi pubblici. I 10 milioni che chiediamo non sono un regalo: spettano per legge e verranno poi addebitati alla società. Chi ha creato il problema lo deve risolvere”.

Pulisci denuncia anche una disparità nel quadro europeo: “In Irlanda, Germania e Svezia non è stato sanzionato nessuno. Sembra che solo i sardi siano i lavoratori più fessi. Noi vogliamo ripartire dopo 16 anni e portare avanti i 300 milioni di investimenti”.

Intanto, per questa mattina è fissato un incontro sindacale per analizzare la situazione. Non si escludono nuove e più incisive azioni di protesta se la vertenza dovesse restare ferma.