Centinaia di ettari martoriati dalle fiamme, abitazioni minacciate, boschi e campagne devastati, capi di bestiame decimati. Anche quest'anno l’estate in Sardegna è iniziata all’insegna del fumo e del fuoco, dell’odore acre che contamina l’aria. Squadre a terra e mezzi aerei lavorano incessantemente, fino all’alba, per contrastare l’avanzata delle lingue di fuoco. Un dramma che si ripete, estate dopo estate, a discapito di un territorio fertile e rigoglioso.

Dramma che in prima persona vivono gli uomini impegnati sul campo, professionisti e volontari, uniti nella lotta costante. In questo contesto mettono a rischio la propria vita, quotidianamente, spesso stremati dopo ore di interventi. Un problema spesso sottovalutato, quando ci si scorda che senza risorse umane significative dovremmo fare i conti con le fiamme che bussano alla porta di casa.

Lo sa bene il sindaco di Nughedu San Nicolò, piccolo centro del Logudoro. Michele Carboni ha raccontato sui social l’inferno che vivono gli uomini impiegati nel contrasto all’avanzata degli incendi, condividendo la sua esperienza da volontario. “Faccio l’amministratore da tanti anni e sono consapevole e a conoscenza delle lungaggini della burocrazia che spesso ritarda quanto la politica mette in campo”, premette il primo cittadino.

“Ma – aggiunge – faccio anche parte di quel gruppo di volontari che, a titolo assolutamente gratuito, si lanciano ogniqualvolta risuona quella sirena o non appena si alza una colonna di fumo. Proprio come successo ad Ozieri qualche giorno fa. Faccio orgogliosamente parte di quel gruppo che lotta fianco a fianco con il Corpo forestale, con gli operai di Forestas e con le Compagnie Barracellari che quotidianamente rischiano la vita, nonostante il numero ormai esiguo, e che troppo spesso devono fare i conti con l’età avanzata e con la totale assenza di mezzi adeguati. Quelli che magari dopo ore di lotta per salvare un’abitazione o il bestiame presente in un ovile affollano il bar usufruendo della gratitudine di un barista, con gli occhi rosso sangue e la puzza di bruciato che non va via neanche dopo due giorni”.

“E finché si finisce a ridere e scherzare va bene – continua –. Ma non sarà sempre così. Abbiamo bisogno degli uomini che dovranno prendere servizio e ne abbiamo bisogno ora, non a Natale.  E visti i prossimi pensionamenti abbiamo estrema necessità che vengano programmate nuove assunzioni quanto prima. Non fra altri 20 anni, ma ne abbiamo bisogno entro l’anno. Serve tempo per la formazione, servono forze fresche, capaci di apprendere da chi ha dedicato la vita alla salvaguardia delle nostre montagne. Domenica è andata bene. La prossima volta chissà”.

Termina così l’intervento del “sindaco-volontario” che suona come un monito: la Sardegna va protetta, ma per farlo servono uomini pronti, preparati ad affrontare l’inferno di fuoco, determinati a dare manforte a chi, dopo una vita al servizio della comunità, meriterebbe finalmente di tornare a casa senza la pelle bruciata dal fuoco e l’angoscia di dover affrontare l’ennesima battaglia di una sfida impari, contro un avversario selvaggio e feroce che dietro di sé lascia soltanto cenere e devastazione.