Era il 24 giugno 2017 quando Salvatore Nolis, Tore per gli amici, venne assassinato a Fonni. Era il giorno di San Giovanni Battista, patrono del paese, ricorrenza sentitissima dalla comunità barbaricina che anche ieri ha celebrato una giornata di festa e riti dalla forte spiritualità.

IL DELITTO

L'uomo, operaio forestale di 47 anni, venne raggiunto in mattinata da due colpi di fucile alla testa mentre era bordo del suo fuoristrada in località Loddì, a pochi chilometri dal paese e non lontano dal lago Govossai. Aveva in programma di iniziare la giornata lavorando presso il suo podere e più tardi era atteso in chiesa dall'intera comunità. Proprio nel 2017, infatti, Tore Nolis aveva assunto la carica di priore della festa patronale di Fonni, che naturalmente venne annullata.

Non era sposato e viveva con i genitori, era molto in vista e stimato in paese per il suo ruolo nel mondo dell'associazionismo e delle tradizioni popolari. Il suo corpo senza vita venne trovato riverso sul volante dell'auto dal cognato, che lo aspettava per andare assieme per prendere parte alle celebrazioni. «È come se avessero ammazzato il paese – dichiarò in quell'occasione la sindaca del paese del Gennargentu, Daniela Falconi –. Siamo senza parole. Salvatore era uno di noi, un uomo onesto, gentile e amato. In questo momento c'è solo da stare in silenzio e abbracciare la famiglia».

«SO CHI HA UCCISO MIO FRATELLO»

Nel 2022, a cinque anni esatti di distanza dal delitto, la sorella della vittima, Rina Nolis, affidò ai social un messaggio dal contenuto sconcertante. La donna, infatti, sosteneva di conoscere l'identità dell'assassino del fratello e di averlo visto sfilare in processione proprio nel giorno di San Giovanni di quell'anno. «Io non sono mai stata zitta – scrisse su Facebook Rina Nolis –. Ho sempre detto tutto alle forze dell’ordine, l’ho detto quando c’erano le indagini in corso e hanno fatto gli accertamenti, non ci sono prove, ma so chi ha ucciso mio fratello».

La donna, che vive fuori dalla Sardegna, scrisse il messaggio «con tanta sofferenza. Ci ho pensato tanto con mia sorella. Siamo rimaste solo noi a chiedere giustizia. Voglio giustizia, ma ora oltre al danno c’è la beffa. Ho paura, ma il coraggio lo hai quando sai che sei nel giusto e nessuno ti difende, nemmeno chi, come lo Stato, avrebbe dovuto fare qualcosa e invece non l’ha fatto e tu sai che sei da solo. Perché noi siamo sole. Io voglio solo giustizia e che questa persona non possa indossare la camicia bianca e accompagnare un santo in processione davanti a tutti, al prete, al sindaco, alle autorità e che nessuno faccia niente. Per me questo va al di fuori di ogni logica».

«ALLA FESTA UNA CAMICIA BIANCA MACCHIATA DI ROSSO»

«Nei video – aggiunse la sorella di Tore Nolis – ho visto la processione accompagnata dai cavalieri de S’istangiardu e dagli altri, quelli con la camicia bianca. L’effetto era veramente bello e toccante. Credo che accompagnare il santo in processione e riportare a casa un cimelio storico e significativo come su “cohone ‘e vrores” sia una cosa importante e molto sentita da tutti i cavalieri. Tuttavia, qualcosa o qualcuno stonava, fortemente. Una camicia bianca era macchiata di rosso: il colore del sangue… l’ho vista solo io? Nessuno si è accorto? Arriva fino a tanto l’ipocrisia, che ci fa vedere solo quello che ci fa comodo? Permettiamo che la statua del patrono sia accompagnata da persona indegna?».

«La processione è passata davanti a casa mia, qualcuno ha notato, almeno in quel momento, la forte dissonanza per il fatto che 5 anni fa il priore che abitava in quella casa è stato massacrato a fucilate la mattina di quella stessa festa? Il problema è sempre lo stesso, nessuno si vuole esporre. Io ho sempre pubblicato e scritto, quello che potevo. Le indagini sono state fatte, ma non ci sono prove e tutto è messo a tacere».

«Sono delusa da tutti. Nessuno parla. Quando mio fratello è stato ucciso erano le 9 del mattino in una giornata di festa ma nessuno ha visto niente. Mio fratello era una persona ben voluta da tutti, coinvolta in tutte le associazioni, carismatica, sempre col sorriso, però non era uno che si faceva mettere i piedi in testa. Non ha mia fatto nulla. Ha solo difeso quello che era suo dalle prepotenze che subiva. Solo per questo è stato ucciso da uno sicuramente col grilletto facile».

CASO IRRISOLTO

Nonostante le indagini e le perquisizioni effettuate dalle forze dell'ordine, il responsabile dell'omicidio è tuttora a piede libero. Gli inquirenti ritengono che a uccidere Tore Nolis sia stato un killer solitario. Un lavoro rapido e "pulito": l'assassino ebbe il tempo persino di raccogliere i bossoli.

La pista della lite culminata in tragedia, percorsa nelle prime ore dopo il fatto di sangue, perse presto interesse per gli investigatori e ad oggi non si ha certezza neppure del movente che potrebbe aver scatenato la furia omicida che ha messo fine alla vita del 47enne.