La sera del 1° marzo, Marco Mameli, 22 anni, operaio di Ilbono, è stato brutalmente ucciso con tre coltellate a Bari Sardo, in via Santa Cecilia, mentre si festeggiava il Carnevale. Colpito al cuore, al fegato e al costato, il giovane è stato vittima di un’aggressione fulminea e violenta. A quasi tre mesi da quella tragica notte, però, nessuno ha ancora parlato.

A rompere il silenzio è ancora la madre, Simona Campus, che con parole toccanti lancia un appello accorato:

Oggi scrivo a voi, madri come me, non per chiedere la vostra pietà, ma per chiedervi di aiutarmi a conoscere la Verità. Vi chiedo di immedesimarvi nel mio dolore, di fermarvi un attimo a pensare, a immaginare… provate per un momento a ‘sentirlo’ sulla vostra pelle, quel dolore profondo e definitivo che solo una madre orfana di un figlio può capire. È un dolore che non ti abbandona mai, da quando quel giorno hai saputo che tuo figlio è stato ucciso, accoltellato al cuore, senza pietà. Perché? Chi? Nessuna risposta.

Quelle domande ti tormentano fino a toglierti il respiro, si infilano dentro ogni attimo della tua giornata senza pace e ti rubano le notti con l’incubo di un vigliacco silenzio. Tuo figlio ha subito l’ingiustizia più grande, ma anche tu, madre, senti quelle coltellate su di te, senti il dolore vivo e profondo che ti lacera il cuore.

Io non voglio vendetta, chiedo solo giustizia, chiedo verità. Vi parlo da madre a madre perché so cosa significa proteggere un figlio, ma adesso so anche cosa significa perderlo. Vi chiedo di aiutarci a trovare la verità. I vostri figli erano lì, hanno visto, sanno, ma stanno zitti. Perché? E voi madri, fate finta di niente? Vi basta sapere che i vostri figli stanno bene, che mangiano, che dormono, che escono, che sono vivi?

Io faccio fatica anche a respirare… ogni sera aspetto invano di sentire i suoi passi, i suoi fischiettii, la sua voce. Tutti sanno come abbiamo trovato Marco quella notte, quell’immagine è stampata davanti ai miei occhi e mi accompagna sempre. La nostra famiglia è annientata, vive un dolore reso ancora più lacerante dalla violenza vile che lo ha portato via. Viviamo un tempo sospeso, nell’attesa che la giustizia faccia il suo corso, ma abbiamo bisogno di conoscere la Verità, per Marco, per la famiglia e per tutti quelli che non vogliono piegarsi alla legge della violenza gratuita e impunita.

Vi chiedo ancora: interrogate i vostri figli, scuoteteli, guardateli negli occhi e chiedete cosa hanno visto, cosa sanno, perché tacciono. Non voltatevi dall’altra parte per proteggere la tranquillità delle vostre case. La mia è distrutta. Se fosse capitato a voi, cosa avreste chiesto al mondo? Chiedetevelo senza ipocrisia, senza sconti. È questo il mondo che volete per i vostri figli?

Guardate dentro voi stesse, guardate negli occhi i vostri figli e aiutateli a trovare il coraggio di rompere questo silenzio. Non siate madri complici, siate madri giuste. Se non lo fate per me o per Marco, fatelo per voi stesse, per non diventare anche voi parte di questo male. Abbiate il coraggio di guardare in faccia la verità e chiedete ai vostri figli di fare lo stesso. O vi basta sapere che loro ne sono usciti indenni? Io sono certa che Marco avrebbe avuto il coraggio di parlare e di dire la verità. Voi potete dirlo dei vostri figli?

Chiedetevi cosa si prova ad andare a trovare il proprio figlio al cimitero, a non poterlo più stringere, a sentirlo solo con il cuore. Madri, voi che potete ancora abbracciare i vostri figli, non potete rimanere indifferenti davanti a questa ingiustizia. La violenza non è la normalità. Ritrovate la dignità, la coscienza, accompagnate i vostri figli a compiere un gesto di responsabilità, nel rispetto della vita, propria e altrui. Io sono una madre distrutta, ma non smetterò di lottare.”

Anche Serena Lai, madrina di Marco, parla con forza e dolore:

Sono passati quasi tre mesi. E ancora, nessuno parla. Tre mesi di bugie, di occhi bassi, di silenzi colpevoli. Tre mesi in cui la vita è andata avanti solo per chi non ha perso niente. Per noi, invece, ogni giorno è rimasto fermo a quella notte maledetta.

Vi siete tappati la bocca, vi siete voltati dall’altra parte, vi siete nascosti dietro ‘non lo so’, ‘non c’ero’, ‘non ho visto’. Ma noi sappiamo che non è vero. Qualcuno di voi potrebbe parlare, fare la cosa giusta, ridare dignità a Marco e un briciolo di verità a questa tragedia.

E invece no. Scegliete il silenzio. Scegliete la vigliaccheria. Scegliete di convivere con una morte che non vi appartiene, ma che vi segnerà per sempre. Vi vergognate? Bene. Dovreste. Dovreste guardarvi allo specchio ogni giorno e chiedervi che persone siete diventate. Perché chi sa e non parla, uccide due volte.

Ricordatevi che il silenzio può rallentare la giustizia, ma non può impedirla. La verità verrà fuori. E quando accadrà, sarete messi davanti a quello che siete: vigliacchi. Marco merita verità. E finché non l’avrà, noi non ci fermeremo. Mai.”

La famiglia di Marco vive in un tempo sospeso, straziata dal dolore e dalla mancanza di risposte, in attesa che la giustizia possa finalmente fare luce su una vicenda avvolta finora dal silenzio e dall’ombra dell’impunità.