Intervenire immediatamente per fronteggiare l’emergenza, bloccare la diffusione della dermatite bovina e risarcire in tempi brevissimi gli allevatori colpiti”: è l’appello della Cia – Agricoltori Italiani Sardegna alla Regione e alle istituzioni, di fronte all’ennesima emergenza che minaccia il comparto zootecnico isolano.

Chiediamo alla Regione – si legge nella nota – di attuare con la massima urgenza le misure necessarie ad affrontare una situazione che rischia di compromettere un settore già duramente provato da epizoozie, limiti alla movimentazione e difficoltà nei trasporti. Stavamo appena intravedendo uno spiraglio di luce”.

La Cia invoca l’adozione immediata di misure preventive: utilizzo di repellenti per proteggere i bovini, contrasto alla presenza di insetti vettori, intensificazione dei controlli nei porti e scali e avvio di campagne straordinarie di disinfezione delle strutture. “È fondamentale – sottolineano – che i servizi veterinari tornino a svolgere il loro ruolo di prevenzione e cura negli allevamenti, liberandoli dal peso eccessivo dei controlli burocratici”.

Nel frattempo, l’Asl di Nuoro rassicura: “Nessun rischio di trasmissione per l’uomo”. L’Asl 3, già in fase di sospetto focolaio, ha istituito una zona soggetta a restrizioni, vietando la movimentazione di bovini, ovi-caprini, equidi e suidi nei 52 comuni del territorio di competenza.

Unità di crisi al lavoro

Alle 12 di oggi si riunisce l’Unità di crisi, composta da Regione, Asl e Ministero della Salute, per definire le misure urgenti dopo il primo focolaio sardo di Lumpy skin disease in un allevamento del Nuorese. “Sebbene non trasmissibile all’uomo, ha un impatto economico rilevante”, fa sapere l’assessorato regionale alla Sanità. Disposta una zona di protezione di 20 km e una di sorveglianza di 50 km.