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Un profondo dolore ha colpito la comunità di Orune, dopo aver appreso la notizia della morte di Ciriaco Gusai. Era scomparso lo scorso 27 luglio nelle campagne di Siligo. I familiari avevano lanciato l’allarme: uscito di casa, non aveva fatto aver più sue notizie. Nell’azienda di famiglia, a Siligo, la sua auto parcheggiata, ma di lui nessuna traccia.
Dopo giorni di ricerche l’epilogo più temuto: il corpo senza vita del 69enne è stato trovato abbandonato in un canalone nei pressi del suo podere ai piedi del Monte Santu, che domina le campagne del Meilogu. Gusai, che risiedeva nel Sassarese dove lavorava, era originario di Orune e Lollove. Una morte scioccante, le cui esatte circostanze non sono ancora state chiarite.
Gentiluomo con gambali e velluto
Uno dei primi a lanciare un appello sui social era stato il nipote Francesco, che con un post aveva chiesto supporto e massima condivisione, trovando un’imponente riposta da parte della comunità isolana. Oggi lui, come tanti familiari e amici, piange la scomparsa dell’amato zio. E lo fa condividendo un elegante pensiero: “Nella mia mente, l’immagine del gentiluomo era quella di un uomo ben vestito, in camicia, curato e con un grande titolo”, premette.
“Ma poi – prosegue –, a pensarci bene, un gentiluomo è tutt’altro: è un uomo con i pantaloni di velluto, i gambali, e le mani segnate dal lavoro della campagna. È un uomo benvoluto, rispettoso, che non pronuncia mai una parola fuori posto. Ha modi gentili, rassicuranti. È colui che ti dà una pacca sulla spalla con il sorriso di chi sa che ce la puoi fare, e su cui puoi sempre contare”.
“È un uomo – conclude – che conosce il valore della famiglia e dell’amicizia, e li onora ogni giorno, con gesti semplici ma profondi. Un uomo stimato da tutti. Ecco chi è un gentiluomo. Zio Ciriaco”.