È mistero attorno a una presunta lettera firmata da Emanuele Ragnedda, detenuto nel carcere di Bancali (Sassari) dal 24 settembre scorso dopo l’arresto per l’omicidio di Cinzia Pinna, la 33enne di Castelsardo uccisa con tre colpi d’arma da fuoco al volto nella tenuta Concaentosa, tra Palau e Arzachena.

La missiva, che conterrebbe un riferimento a una generica “legittima difesa”, sarebbe circolata tra alcuni conoscenti del reo confesso. Ma la sua autenticità è tutta da verificare: non è chiaro se si tratti di un testo realmente scritto da Ragnedda o di un falso. Dubbi che restano, anche perché il 35enne si trova in carcere e non avrebbe possibilità diretta di inviare lettere all’esterno. Né il suo avvocato né i familiari, al momento, hanno confermato la provenienza del documento.

Ragnedda, subito dopo l’arresto, aveva confessato l’omicidio davanti ai carabinieri di Palau, sostenendo però di aver agito da solo. Aveva inoltre coinvolto, per la fase successiva all’uccisione, il 26enne lombardo Luca Franciosi, ora indagato per favoreggiamento insieme a Rosa Maria Elvo, 50enne di San Pantaleo e compagna dello stesso Ragnedda. Entrambi si sono dichiarati estranei alle accuse e sono già stati ascoltati dagli inquirenti.