Sono passati quasi 30 anni da quando Attilio Cubeddu si è dato alla macchia, eppure lo Stato continua a dargli la caccia instancabilmente. I nuovi controlli effettuati oggi dai carabinieri lo confermano: perquisizioni a tappeto in Ogliastra nei confronti di una ventina di familiari e soggetti ritenuti vicini al latitante, tutti indagati per procurata inosservanza di pena aggravata dal metodo mafioso.

Tante le ipotesi emerse negli anni nel corso delle indagini: la fuga all'estero dove vivrebbe sotto mentite spoglie, la morte dell'uomo a seguito di un regolamento di conti fra bande o per problemi di salute o, ancora, una "tranquilla" latitanza non lontano da Arzana, suo paese d'origine, protetto da una serie di fidati fiancheggiatori.

INDAGINI IN OGLIASTRA

Le operazioni di questa mattina sono state condotte dal Raggruppamento Operativo Speciale (Ros) con il supporto dei comandi provinciali dei Carabinieri di Nuoro e Livorno, del RIS di Cagliari, dello Squadrone Eliportato Cacciatori Sardegna e dell’XI Nucleo Elicotteri Carabinieri di Cagliari, sotto il coordinamento della Procura Distrettuale Antimafia di Roma.

Oltre alle perquisizioni, sono in corso accertamenti scientifici per ottenere tracce biologiche utili alla ricostruzione del profilo genetico completo di Cubeddu, nella speranza di trovare nuovi indizi che possano portare alla sua cattura, dopo quasi trent’anni di latitanza.

28 ANNI DI LATITANZA

Nato ad Arzana (Nuoro) il 3 marzo 1947, era il 1997 quando Attilio Cubeddu fece perdere le proprie tracce non facendo ritorno nel carcere di Badu 'e Carros a Nuoro, al termine di un permesso premio. Da allora l’uomo non è stato più rintracciato, ma le indagini non si sono mai fermate.

Cubeddu si trovava dietro le sbarre dopo essere stato arrestato nel 1984 e successivamente condannato a 30 anni di carcere per sequestro di persona, omicidio e lesioni gravissime. Negli anni Ottanta aveva partecipato, insieme ad altri criminali, a una serie di sequestri a scopo di estorsione in Toscana e in Emilia-Romagna. Venne riconosciuto colpevole, in particolare, dei rapimenti di Ludovica Rangoni Machiavelli, Cristina Peruzzi e Patrizia Bauer.

Durante i primi anni della sua latitanza, venne ritenuto responsabile anche del sequestro dell’imprenditore bresciano Giuseppe Soffiantini, di cui fu custode nei lunghi mesi di prigionia.

DOV'È CUBEDDU?

Il nome del malvivente ogliastrino è stato inserito nell'elenco dei latitanti più ricercati d'Italia stilato dal Ministero dell'Interno, che dal 1998 ha diramato le ricerche anche in campo internazionale. Se oggi fosse vivo, Cubeddu avrebbe 78 anni.

Nel 2012 il procuratore Domenico Fiordalisi ha riaperto le indagini sul latitante, convinto che in realtà non sia morto e si nasconda insieme alla famiglia nel suo territorio, l'Ogliastra, protetto da una rete di persone amiche.

Il generale dei carabinieri in congedo Salvatore Favarolo, che per lungo tempo ha combattuto in prima fila il banditismo sardo, intervistato di recente da Sardegna Live in merito al possibile nascondiglio Cubeddu, ha dichiarato: «Il latitante si fida solo dei familiari stretti. Per cui penso sia ben protetto da persone a lui vicine». E sul rischio che lo Stato non abbia più particolare interesse a cercare un personaggio ormai anziano e probabilmente innocuo, ha risposto: «Certo, la sua potenzialità criminale, per evidenti motivi anagrafici, oggi è molto ridotta, ma lo Stato ha sempre interesse a ricercare coloro che si sono macchiati di gravi reati».