Domani mattina, in parallelo allo sciopero generale proclamato dalla Cgil a livello nazionale, a Cagliari si terrà la manifestazione regionale. L’appuntamento è fissato alle 10 in piazza del Carmine, dove, dopo l’intervento del segretario della Cgil Sardegna Fausto Durante, si alterneranno sul palco delegate e delegati provenienti da tutta l’Isola. Le conclusioni della giornata saranno affidate alla segretaria nazionale Daniela Barbaresi.

Lo sciopero nasce dalla critica del sindacato alla manovra del governo Meloni, ritenuta troppo debole per incidere sul quadro economico e sociale del Paese. Una situazione che, secondo la Cgil, in Sardegna risulta ancora più pesante, come dimostrano i dati su lavoro, redditi, crisi industriali e sistema sanitario. “Nel Paese e nell’Isola – denuncia Durante c’è una drammatica questione salariale e dei redditi da pensione alla quale la Finanziaria del governo Meloni non offre alcuna risposta e, anzi, rischia di ridurre ulteriormente il potere d’acquisto”.

L’obiettivo della protesta, spiega il sindacato, è spingere l’esecutivo a modificare la manovra introducendo interventi per aumentare salari e pensioni, ridurre la precarietà, rilanciare industria e comparti produttivi, oltre a una riforma fiscale più equa e allo stop all’innalzamento dell’età pensionabile.

Il quadro regionale delineato dai dati Bes Istat è critico: nel 2024 il rischio povertà in Sardegna tocca il 25,7%, contro una media nazionale del 18,9%. Il reddito disponibile pro capite è fermo a 19.064 euro, ben al di sotto dei 22.374 italiani, e cresce il numero delle famiglie che fatica ad arrivare a fine mese (14,7%, quasi nove punti più della media nazionale). I giovani pagano un prezzo elevato: il tasso di occupazione tra i 18 e i 29 anni è al 34,1%, molto distante dal 43% italiano e in forte calo sull’anno precedente.

Sul fronte pensionistico, secondo l’Inps, il 71,6% dei trattamenti al 1° gennaio 2025 non supera i mille euro, contro una media nazionale del 62%, con un importo medio appena sopra i 900 euro. Questo scenario si ripercuote anche sulla salute: il 17,2% dei sardi rinuncia alle cure, la quota più alta d’Italia.