Un ponte tra anime sensibili, un viaggio attraverso la poesia e la musica. Così si può descrivere "Poesie di Carta", lo spettacolo con cui Grazia Di Michele rende omaggio alla raffinata cantautrice sarda Marisa Sannia, prematuramente scomparsa nel 2008. Non un semplice tributo, ma una vera e propria riscoperta, un'amicizia postuma nata dall'ascolto e dalla profonda ammirazione.

Grazia Di Michele, voce elegante e autrice di spessore, ha saputo cogliere l'essenza dell'arte di Marisa Sannia, portando sul palco un progetto che fonde con maestria musica, poesia e ricordi.

Lo spettacolo prende le mosse da un disco postumo di Marisa Sannia, "Rosa de papel", in cui l'artista aveva musicato le liriche giovanili di Federico García Lorca. Da lì, la cantautrice ha intrapreso un percorso di ricerca che l'ha portata a esplorare l'intero universo poetico di Sannia, inclusi i suoi lavori sui versi di poeti sardi come Antioco Casula e Francesco Masala.

Numerose le rappresentazioni in penisola e anche nella nostra isola, di cui la cantautrice romana è innamorata. "Poesie di Carta" non è solo un concerto, ma un'esperienza immersiva.

La Di Michele non si limita a cantare i brani di Marisa Sannia. La sua forza risiede nell'abilità di trasformare la performance in un'esperienza emotiva che va oltre la semplice esecuzione musicale. Attraverso la sua voce, calda e duttile, la cantautrice riesce a dare nuova vita alle liriche e alle melodie di Sannia, infondendovi la propria personale sensibilità.

Sul palco, Grazia è affiancata da musicisti storici di Marisa Sannia, come il pianista Marco Piras, il violoncellista Fabrizio Fabiano e il percussionista Bruno Piccinnu, che contribuiscono a ricreare le sonorità originali che Marisa Sannia aveva sapientemente costruito. Il repertorio spazia da brani in italiano a quelli in sardo e spagnolo, intervallati da pensieri, frammenti di copioni teatrali e immagini evocative, alcune delle quali con la stessa voce di Marisa Sannia.

Questo spettacolo è un atto d'amore e di profondo rispetto, che restituisce al pubblico la figura poliedrica di Marisa Sannia, spesso ricordata solo per i successi sanremesi come "Casa Bianca".

La Di Michele, che della "grazia" ha fatto ben più del nome, una cifra di stile e di artistica sensibilità, ci guida alla scoperta di un'artista che ha saputo far dialogare la musica con la poesia in maniera sublime, dimostrando come le due arti possano fondersi per creare qualcosa di meraviglioso. "Poesie di Carta" è un invito a riscoprire la delicatezza e la profondità di un'eredità artistica senza tempo.

“L'isola di silenzio è l'ancora in mezzo al mare. Il vento è il suo respiro” -diceva la Sannia-... che, in effetti, presenta quelli che saranno un po' i protagonisti di questo viaggio: il vento, il mare, l'amore per la propria terra, che sembrano ballare tra i presenti sulle note che si diffondono dal palco.

Quattro momenti ci hanno catturato particolarmente, a partire da “Melagrana Ruja'' (composta assieme a Francesco Masala), che trascina subito in un notevole pathos narrativo: “Madre, lascia piangere la stella della sera, ho freddo e sonno, non ho dolore, coprimi di terra e cantami una ninna nanna”. Parole che sembrano rievocare un ultimo desiderio di chi si appresta a lasciare questa terra: ritornare alla tranquillità del grembo materno.

“He cerrado mi balcon”, commovente canzone testamento, manifesta il desiderio di García Lorca per quando lui sarà morto: lasciare il balcone aperto, senza chiudersi in atmosfere cupe e tristi. Così potrà continuare a sentire il bimbo che sbuccia l’arancia ed il grano che viene mietuto. Testimonianza che “i labirinti che crea il tempo svaniscono. Resta solo il desiderio”.

"Ninna nanna de Anton’Istene", scritta da Casula per il più giovane dei suoi figli, evoca una toccante atmosfera di auguri e di speranze, dedicata a tutti i bambini del mondo, sopratutto alle vittime delle tante guerre che uccidono sul nascere il loro futuro.

Nel generoso finale Grazia si concede con due brani del suo repertorio: "Io e mio padre", dialogo in musica tra lei ed il suo papà (il cui ricordo si rinnova ad ogni esecuzione ed oltre ogni momento di tensione, tipico di ogni rapporto tra genitore e figlio) portato a Sanremo nel 1990.

Segue "Io sono una finestra", portata a Sanremo 2015 con Platinette, contro ogni pregiudizio "che scortica cattivo" e la cattiveria delle persone, che troppo spesso si dimenticano che dietro ogni corpo, per quanto possa essere cangiante e strano... "non c'è una donna o un uomo solo un essere... umano".