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Una lista di nomi sbiaditi dal susseguirsi delle cronache, sospesi nel silenzio angosciante di un tempo che sembra essersi fermato. Emergono dall'ombra, come sagome che non si rassegnano all'indefinitezza e non vogliono essere dimenticate. Sono le donne uccise in Sardegna, vittime di omicidi irrisolti, sepolte due volte: la prima sotto terra, la seconda nell’oblio della giustizia che non arriva dopo decenni di indagini esauritesi nei vicoli ciechi dell'omertà e della paura. Dietro ogni nome, un volto. Dietro ogni volto, una storia interrotta.
Sono cold case che non si raffreddano mai davvero, perché c’è sempre una madre che aspetta, un fratello che ricorda, un’amica che non ha smesso di fare domande.
Alina Cossu (Porto Torres, 1988)
Un corpo abbandonato ai flutti fra le acque del Golfo dell’Asinara, davanti al bancone di roccia di Abbacurrente, a quattro chilometri dall’abitato di Porto Torres. Finì così la breve vita di Alina Cossu, studentessa 21enne uccisa nel settembre del 1988 da un assassino rimasto sconosciuto fino a oggi.
Era il 10 settembre quando il corpo di Alina, scomparsa la sera prima, venne trovato in acqua da due pescatori. Inizialmente si pensò a un suicidio, fu il medico legale a capire che la giovane era stata strangolata prima di essere gettata in mare, sulla sua fronte il segno di un calcio sferrato con una scarpa da barca. I traumi concentrati soprattutto sul volto e sulla testa raccontavano di un’aggressione avvenuta in un ambiente ristretto, forse all’interno di un’auto. La ragazza, che lavorava come cameriera in un bar del centro cittadino, aveva terminato il turno alle 21 prima di essere inghiottita dalla notte.
Negli anni, al centro delle indagini sono finiti un ragazzo invaghitosi della vittima, un medico e persino un gruppo di adulti impegnati in una cena la sera della scomparsa di Alina. Mai nessuno è stato condannato per il delitto.
Gisella Orrù (Carbonia, 1989)
L'omicidio di Gisella Orrù è una di quelle vicende che non si dimenticano, anche perché il caso rimane adombrato dal mistero di una ricostruzione incompleta e non del tutto definita. Gisella era una 16enne di Carbonia che la sera del 28 giugno 1989 scomparve senza lasciare traccia. Il suo corpo privo di vita fu ritrovato il 7 luglio, adagiato in fondo a un sifone dell'impianto idrico nelle campagne di San Giovanni Suergiu. L'autopsia rivelò che la giovane era stata assassinata con una stilettata al cuore e aveva subito una brutale violenza sessuale. Le indagini condotte dagli inquirenti portarono all'arresto di quattro persone, tra cui un amico di famiglia.
L'uomo, incalzato dagli investigatori confessò di essere stato presente al momento del delitto, ma negò di avervi partecipato, accusando invece gli altri arrestati. Nonostante le dichiarazioni contraddittorie e prive di riscontri oggettivi, l'uomo venne condannato a 24 anni. Sullo sfondo del delitto, le indagini ricostruirono un clamoroso giro di festini a luci rosse con ragazzine che si prostituivano nelle ville della campagna sulcitana. Uno scenario inquietante che contribuì a generare un clima di paura e silenzi attorno all'accaduto.
Fra i condannati anche un imputato sempre dichiaratosi innocente e suicidatosi nel carcere di Buoncammino, a Cagliari, nel 2007. Poco dopo la sua liberazione, nel 2008, l'amico di famiglia testimone chiave del processo scomparve misteriosamente senza dare più notizie di sé.
Ada Ciocchetti (Olbia, 1990)
Ada Ciocchetti aveva 57 anni quando l’8 marzo del 1990 trovò la morte nelle campagne nei pressi delle Vecchie Saline, rinomata spiaggia del litorale di Olbia. La casalinga, originaria di Perugia ma residente nel capoluogo gallurese, si era recata da quelle parti nel primo pomeriggio per raccogliere degli asparagi da cucinare per pranzo.
Mentre vagava fra la vegetazione, convinta di essere sola e indisturbata, l’assassino la aggredì fra i cespugli a poca distanza dal mare colpendola ripetutamente prima di violentarla e ucciderla stringendole il collo fino a soffocarla. Fu il marito a compiere la macabra scoperta poche ore più tardi.
Le indagini non ebbero alcun esito e dopo tre anni il caso venne archiviato lasciando anche questa brutta storia senza colpevole.
Manuela Murgia (Cagliari, 1995)
È di ieri, 30 maggio, la notizia dell'iscrizione nel registro degli indagati dell'ex fidanzato di Manuela Murgia, la 16enne trovata morta a Tuvixeddu (Cagliari) il 5 febbraio 1995. Trent'anni dopo, la Procura di Cagliari ha raccolto elementi sufficienti per stringere le maglie delle indagini attorno a Enrico Astero, parrucchiere di 54 anni. Allora ne aveva 24 e fu ascoltato dagli inquirenti, ma non emersero elementi a suo carico.
Fu una telefonata anonima ad allertare la polizia: "C'è un corpo senza vita a Tuvixeddu". E in effetti il cadavere di Manuela giaceva sul fondo del canyon della necropoli punica. Era scomparsa il giorno prima dopo essere uscita di casa per incontrare qualcuno. Un testimone raccontò agli inquirenti di averla vista salire a bordo di un'auto prima di allontanarsi da casa. Fu l'ultimo avvistamento di Manuela.
La prima indagine venne archiviata come suicidio, ma la famiglia della vittima non ha mai creduto a questa tesi e si batte da sempre per arrivare alla verità.
Luisa Manfredi (Lula, 2003)
Era il 25 novembre 2003 quando Lula, paese del Nuorese alle pendici del Montalbo, piombò nel terrore. Luisa Manfredi, 14anni, figlia primogenita dell’ex bandito Matteo Boe, fu centrata da una fucilata esplosa da un killer mentre era affacciata al balcone di casa all'imbrunire.
A raccontare l’accaduto, alcuni anni più tardi, la stessa madre della vittima, Laura Manfredi, in un libro dal titolo L’inconveniente. “Luisa esce sul balcone di casa dove c'è una scarpiera. Deve mettere le scarpe per recarsi al corso di ballo sardo. Di fronte a lei, oltre la strada illuminata, il nulla. Non c'è vegetazione, se non qualche cespuglio... quello di rosa canina, il più vicino a casa, nasconde una persona, o forse due. Spara. Un unico colpo di fucile a pallettoni. Luisa cade”.
In casa, in quel momento, c'è solo la sorellina di Luisa che ha appena dieci anni. “Non dà peso a quello sparo, scambiandolo per il colpo di un petardo. Solo mezz'ora dopo si accorgerà di Luisa, e mi telefonerà piangendo per dirmi che è caduta e si è fatta male”.
Laura, sconvolta, lascia il posto di lavoro e corre a casa. “Trovo Luisa sul balcone, sdraiata, supina e composta. Con gli occhi socchiusi e un po' di sangue sulla fronte, ma nulla che mi faccia pensare di averla persa per sempre. Il suo viso sembra sereno”. La corsa disperata all’ospedale San Francesco di Nuoro è inutile, la giovane morirà poco più tardi. La ragazzina non riprenderà mai conoscenza morendo sotto i ferri dei medici che tentano forsennatamente di salvarla. L'assassino di Luisa non è mai stato individuato.
Antonietta Piredda (Cagliari, 2009)
La sera del 2 maggio 2009 Antonietta Piredda, 74enne maestra in pensione, viene assassinata a coltellate nella sua abitazione a Cagliari. Nessun segno di effrazione, ma le tracce di un rovistamento generale in casa da parte dell'omicida, forse alla ricerca di denaro e gioielli. La vittima, probabilmente, conosceva il suo assassino.
A trovarla priva di vita, con una tovaglia a nasconderle il volto, il fratello. La scoperta avvenne il giorno dopo il delitto. La donna era benestante, amava agghindarsi con gioielli e pellicce ed era molto nota nel quartiere dove risiedeva.
L'attenzione degli inquirenti si concentrò inizialmente sulla sua ultima colf, con cui la signora aveva avuto un'incomprensione prima di interrompere i rapporti, ma l'indagine non ebbe poi seguito. Il nome dell'assassino è ad oggi ignoto.
Silvana Gandola (Aglientu, 2021)
“Abbiamo tentato di opporci per la seconda volta all’archiviazione delle indagini e adesso siamo in attesa che il giudice ci dica se accoglie o meno la nostra richiesta”. Sono le dichiarazioni rilasciate lo scorso anno a Sardegna Live da Laura Rizzi, figlia di Silvana Gandola, la 78enne di origini torinesi scomparsa da Aglientu il 28 marzo 2021 e i cui resti furono ritrovati da alcuni cacciatori il 30 gennaio 2022.
La vittima sparì dalla spiaggia di San Silverio mentre si trovava in compagnia della badante che la accudiva. Secondo il suo racconto, le due uscirono di casa la mattina per andare a fare una passeggiata in spiaggia. Poi la signora Silvana si sarebbe allontanata addentrandosi in una zona con fitta vegetazione. La denuncia ai carabinieri venne effettuata dalla badante attorno alle 22 dello stesso giorno, mentre la figlia Laura, venne avvisata dalla stessa governante poco dopo le 19 con un messaggio: “Laura appena puoi chiamami è urgente”.
Nonostante le ricerche a tappeto, della signora Gandola non venne trovata alcuna traccia. I suoi resti furono recuperati solo molti mesi dopo in un’area particolarmente impervia a poca distanza dal luogo della scomparsa. L'indagine sull'accaduto è stata archiviata dalla Procura di Tempio Pausania, ma la figlia della vittima non ha mai smesso di chiedere giustizia e verità. “Ci sono troppe cose che non tornano dal racconto della badante, a partire dagli orari e dalle immagini satellitari. E poi c’è tutta la questione legata al ritrovamento a distanza di 10 mesi in una zona già passata al setaccio". Ma per il momento la vicenda rimane sospesa e irrisolta.
Rosa Bechere (Olbia, 2022)
È più recente il drammatico caso di Rosa Maria Luisa Bechere, invalida di 60 anni scomparsa da Olbia il 25 novembre 2022. Le indagini degli inquirenti portarono a un'ipotesi agghiacciante: sarebbe stata uccisa e fatta sparire da una coppia che avrebbe rubato alla vittima le carte usate per l'accredito del reddito di cittadinanza.
La Procura di Tempio Pausania iscrisse nel registro degli indagati due vicini di casa, indagati per omicidio e occultamento di cadavere. Secondo le ricostruzioni, i due avrebbero anche sottratto i risparmi custoditi nella casa della donna e avrebbero somministrato nel tempo alla presunta vittima "diversi farmaci che ne avrebbero limitato le capacità cognitive, tanto da provocarne nelle scorse settimane un ricovero in ospedale". Rosa Bechere e i suoi presunti assassini vivevano nello stesso condominio dove a marzo 2022 era stato ucciso Tony Cozzolino, bruciato vivo, per il delitto del quale era stato arrestato il compagno di Rosa, un 48enne di origini napoletane.
Eppure, il corpo della donna non è mai stato trovato. Così, nel dicembre 2024, non essendo emersi nuovi elementi, la Procura ha chiesto al gip l'archiviazione per l'accusa di omicidio a carico dei due vicini.