Le speranze si sono spente nella serata di ieri, quando dall’ospedale Papa Giovanni XXIII di Bergamo è arrivata la notizia più temuta: il bambino di quattro anni caduto venerdì nella piscina di un parco acquatico di Castrezzato, nel Bresciano, non ce l’ha fatta. Le sue condizioni erano apparse subito gravissime. Fino all’ultimo i genitori, residenti a Rovato, hanno sperato in un miracolo.

Il piccolo, che pare non sapesse nuotare, si trovava al parco con il padre. È stato proprio lui, dopo averlo perso di vista, a notare il corpo esanime del figlio galleggiare in acqua. I soccorsi, raccontano i testimoni, sono stati rapidi. Il bambino è stato trasferito in elisoccorso a Bergamo e ricoverato in terapia intensiva pediatrica. Resta da chiarire quanto tempo sia rimasto sott’acqua.

Sull’accaduto indaga la Procura di Brescia: il pm Caty Bressanelli ha aperto un’inchiesta e nelle prossime ore verranno ascoltati i genitori e i bagnini presenti al momento della tragedia. Il parco acquatico è gestito da una società privata. Sarà ora necessario valutare eventuali responsabilità.

Secondo l’ultimo rapporto dell’Osservatorio nazionale, in Italia ogni anno circa 330 persone muoiono per annegamento. Il 53% delle vittime ha meno di 12 anni. “Instaurare un corretto rapporto con l’acqua è fondamentale per la crescita dei nostri bambini”, sottolinea Andrea Piccioli, direttore generale dell’Istituto superiore di sanità. “Anche una pozza d’acqua – avverte Vincenzo Ferrara – esercita un’attrazione fatale su qualsiasi bambino”.