La Corte di Cassazione ha messo la parola fine alla lunga vicenda giudiziaria che ha visto contrapposti da un lato il rapper Fabri Fibra e dall'altro il cantante sardo Valerio Scanu. Con sentenza definitiva, la Corte Suprema ha confermato la condanna al risarcimento di 70mila euro – meno i 20mila già versati in provvisionale – a carico dell’artista marchigiano e della casa discografica Universal Music Italia, per i contenuti diffamatori presenti nel brano "A me di te", pubblicato nel 2013 all’interno dell’album Guerra e Pace.

Il caso aveva avuto un primo esito penale nel 2015: il giudice aveva inflitto a Fabri Fibra una multa di 600 euro e il pagamento di una provvisionale a Valerio Scanu. Parallelamente, gli avvocati del cantante – Ugo Prospero Cerruti, Paola Castiglione e Antonio Gargiulo – avevano avviato un’azione civile, che ha portato a una prima condanna da parte del Tribunale di Milano. In appello il risarcimento è stato aumentato, tenendo conto di vari elementi: la risonanza mediatica del brano, premiato con il disco di platino; l’elevata notorietà dell’autore; la diffusione virale dei contenuti offensivi; e la gravità delle espressioni utilizzate, che hanno generato insulti da parte dei fan.

I giudici hanno riconosciuto la “particolare intensità del dolo”, sottolineando come la ricostruzione diffamatoria contenesse dettagli precisi e denigratori. Ora, con il rigetto del ricorso, la Cassazione ha confermato l’intero impianto delle precedenti sentenze.