Cagliari

Cagliari. Pago protagonista (di nome e di fatto!) al Teatro Massimo

Tutto esaurito per il viaggio-racconto introspettivo del cantautore Pacifico Settembre (in arte Pago)

Cagliari. Pago protagonista (di nome e di fatto!) al Teatro Massimo

Di: Enrico Bessolo


“Chi vive senza sogni non vive nemmeno a metà. Sogna, senza vergogna! È la tua vita, il tuo viaggio. E tu sei… il protagonista”.

Può ben dirlo Pacifico Settembre, in arte Pago, e sembra confermarlo tutto il suo pubblico, dopo due ore e mezza di spettacolo, che sono solo il coronamento di un percorso iniziato negli anni Novanta.

“Il protagonista” -suo nuovo spettacolo- ha registrato il tutto esaurito, debuttando -il 29 Marzo- sul palco del Teatro Massimo. Alla impeccabile direzione artistica, Massimo Satta (che ha portato nella Città del Sole, con la sua Accademia del Pop, numerosi artisti, da Mogol a Franco Mussida, e che ci dà appuntamento il 3 Maggio 2024 -sempre al Teatro Massimo- con Omar Pedrini e il suo “Viaggio tra parole e musica-Lettere Musicali dalla Biografia “Cane Sciolto” Red Edition”). La regia è stata affidata all’attore e autore Gabriele Cossu, di cui il pubblico ha potuto apprezzae le doti durante un’incursione sul palco per i saluti finali.

Ad accompagnare gli spettatori in questo introspettivo viaggio musicale, oltre a Pago (chitarra) e al già citato Massimo (chitarra), una band di eccezionali musicisti internazionali, coordinata da Carlo Palmas (tastiere). Ospite d’eccezione l’attore, comico e imitatore Ubaldo Pantani che assieme a Pago ha regalato, ora impersonando Luciano Spalletti ora Mario Giordano, siparietti ironici ma con un messaggio di fondo ed un invito alla riflessione.

Ognuno di noi compie a proprio modo proprio il percorso della vita, guidato da propri ideali ed interrogativi ma con una comune direzione: i sogni e la felicità. Aristotele diceva che la vita è nel movimento. Per vivere, dunque, bisogna viaggiare, e Pacifico Settembre, nato a Quartu S.Elena da padre napoletano e madre sarda e cresciuto a Cagliari, lo ha capito fin da subito.

Sulle note de La Vie en Rose, ricorda la sua gavetta quando -appena ventenne- parte per Parigi e con la sua fidata chitarra inizia ad esibirsi per le strade e fuori dalle stazioni della metropolitana. A fargli compagnia, i suoi sogni, la sua determinazione e la sua solitudine, ma anche le prime soddisfazioni: quando il ricavato lo consente, si dorme in un letto vero, altrimenti… sulle panchine, con la valigia legata ad una gamba (oltre che alla panchina stessa… si sa, la sicurezza non è mai troppa!). Proprio in questo contesto nasce il suo nome d’arte Pago, dato dalla gente, che lo apprezza sempre di più, che più lui suona più si avvicina e che, come ad un juke box, domanda canzoni che Pacifico, vinta la sua iniziale timidezza, esegue.

Da questo flashback salta direttamente tra il suo pubblico proponendo, oggi come allora, canzoni su richiesta. Gli spettatori si fanno avanti entusiasti e la sala si riempie delle note di Battisti, Gaetano, De Gregori e Califano.

 L’atmosfera ricorda una serata tra amici, con un simpatico momento di cui si rende co-protagonista un ragazzo di soli 22 anni, che dalle prime file domanda una canzone dei Pooh: Pago, stupito, gli chiede l’età, ammonendo ironicamente un suo coetaneo che, invece, gli aveva richiesto Geolier! Alla domanda “Perché i Pooh” il ragazzo ardisce rispondere “Beh, perché non ero sicuro che voi giovani conosceste Le Orme!”.

Tante le sue passioni e tanti i ricordi: lo sport, che da giovane lo ha anche portato a giocare, da professionista, a tennis per la Serbia, suo papà che lo svegliava con la musica napoletana (cui dedica Napule è di Pino Daniele), sua mamma, alla quale estende la dedica -rivolta alla Sardegna tutta- di una emozionante No potho reposare e l’indimenticabile Franco Califano, sulle note del loro duetto Un’estate fa, cui era legato da un ottimo rapporto di amicizia (e che lo chiamava affettuosamente Paghino).

A Califano aveva proposto, per il Festival di Sanremo, Tu lo sai, canzone scritta in riva al mare mentre provava le sensazioni descritte proprio in No potho reposare, che il poeta-avvocato sarulese Salvatore Sini provava guardando i suoi monti. È proprio vero che i ricordi sono sempre legati ad una musica e viceversa!

Due ore e mezza volano con leggerezza e introspezione, parlando di ricordi e di progetti, col messaggio che Pago ci vuole lasciare: essere protagonisti della propria vita non è per forza far qualcosa di successo ma fare quello che ci piace.

Tappa fondamentale di questo viaggio: l’amore, come simboleggia la presenza della compagna Serena Enardu, che ci porta a condividere con gli altri, con i figli o anche semplicemente con i giovani i nostri sogni. Perché i sogni dei giovani sono un po’ i sogni di tutti noi… “e se i sogni sono lontani fate come me: rischiate, se volete con un po’ di presunzione… e andate a prenderveli!”.

La gente pensa che non si possa volare. Han provato a dissuadere persone come Leonardo da Vinci, Charlie Chaplin o Walt Disney… ecco, loro ce lo possono confermare: sappiamo benissimo che non si può volare. Infatti, vogliamo solo… sognare!

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