In Sardegna

Partorire senza l’appoggio del marito, la storia struggente di Laura

Il suo appello, e quello di tante altre mamme e future mamme, deve arrivare a destinazione. "Mai più sole"

Partorire senza l’appoggio del marito, la storia struggente di Laura

Di: Redazione Sardegna Live


Prima di leggere questa lettera fate un bel respiro. Le parole di Laura vi squarceranno il cuore.

La sua missiva arriva alla nostra Redazione a seguito dell’articolo pubblicato questa mattina: CORONAVIRUS. PARTORIRE SENZA POTER AVERE VICINO IL MARITO, LA RICHIESTA A SOLINAS E A NIEDDU.

La richiesta è la stessa: “Non lasciateci sole al parto. Troviamo una soluzione insieme. Ascoltateci perché noi abbiamo dentro il futuro, le generazioni future sono dentro il nostro ventre”.

Di seguito la lettera:

“Cari Governanti, caro Mondo, ho pensato tanto se scrivervi, se condividere la mia persona, non so se farlo è la scelta giusta, ma se servirà a far comprendere cosa si prova a dover partorire in piena Pandemia forse lo è.

Mi chiamo Laura, sono una mamma sarda di tre figli.

Nel 2017, nasce la mia prima bimba.

Una gravidanza perfetta, fino a due giorni prima del parto.

Preeclampsia, un rialzo pressorio, proteine nelle urine, mia figlia nasce morta. Io finisco in rianimazione.

Sono completamente sola.

Sono sola quando dopo 3 giorni di ricovero mi viene detto 'non c'è battito'.

Non riesco a piangere, eppure sono io che devo avvisare i miei familiari.

Informo solo i miei genitori di quello che sta per succedere, a mio marito dico 'vieni, stiamo bene, sto per partorire', lo proteggo dalla tragedia, ho la lucidità di non dirli la verità che lo attende, lo immagino mentre si mette alla guida, con l'emozione e la commozione di chi sta per diventare padre.

Lui non entrerà mai in sala parto.

Sola.

Sola, mi addormentano, completamente.

Io a mia figlia non la vedrò mai.

È stata sepolta una bimba di 3 kg, dai capelli neri e ricci, senza una mia carezza, un mio bacio.

Sola, mi risveglio in rianimazione, i fili ovunque, macchinari collegati al mio corpo, che suonano ad ogni mia lacrima, ad ogni mio sussulto.

Sola, ceca.

Sola, "se non sopravvivo acconsento per donare gli organi funzionanti, hanno il mio consenso. "

L' eclampsia mi porterà via la vista, il cuore, per diverso tempo.

Dopo tante ore, posso ricevere l’abbraccio delle persone che amo.

Nel giorno che si sarebbe dovuta celebrare la vita, c'è stata la morte.

Poi è arrivato un regalo, il cielo è diventato terso, il sole ha iniziato a scaldarmi, sono diventata la mamma di uno splendido bimbo adottivo.

Ora in piena pandemia ho nel mio grembo la terza figlia.

Sto per partorire la mia preziosa bambina.

Sola affronto ogni visita.

Sola affronto il terrore di un esame sballato, di una voce confusa che potrebbe dire 'non c'è più battito', sola per colpa di un virus entrerò in sala parto.

Dovrò affrontare un corridoio di fantasmi, di mostri, e dovrò non guardarmi mai indietro, dritta verso l'obiettivo di tornare a casa sane e salve.

Davvero non potrà esserci mio marito?

Davvero devo affrontare questi mostri da sola?

Davvero tutte noi future madri affronteremo tutto questo?

Non avete altre soluzioni?

Per un attimo, provate a immedesimarvi in noi.

Ci riuscite?

Lo so, non vi tocca forse, o forse si.

Ci voglio provare però.

Troviamo una soluzione insieme.

Ascoltateci perché noi abbiamo dentro il futuro, le generazioni future sono dentro il nostro ventre.

Celeste è nel mio ventre e chiede di venire al mondo con il suo papà che tiene tra le braccia la mia testa.

Laura" 

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