Cagliari

Cagliari. “Nessuna aggressione al gazebo della Russia”

Serhiy Mozhovyy, di Ucraina Sardegna unita per la pace, smentisce le dichiarazioni di Inna Bakman. “Nel loro gazebo non la semplice bandiera della Russia ma la bandiera della Russia con lo stemma presidenziale”

Cagliari. “Nessuna aggressione al gazebo della Russia”

Di: Redazione Sardegna Live


Pubblichiamo, di seguito, la lettera di Serhiy Mozhovyy dell’organizzazione “Ucraina Sardegna Uniti Per La Pace” in risposta alle affermazioni rilasciate a Sardegna Live nei giorni scorsi da Inna Bakhman, giovane mamma russa che vive ad Assemini.

“Alla Redazione di Sardegna Live, riguardo a ciò che è avvenuto il 17 giugno scorso davanti allo stand con la bandiera presidenziale russa durante il festival Ethnikà nel parco di Monte Claro a Cagliari, la nostra associazione di volontari “Ucraina Sardegna Uniti Per la Pace” desidera rispondere alle dichiarazioni rilasciate da Inna Bakhman, pubblicate nel vostro articolo del 29 giugno 2023 dal titolo: “Non ho abbassato la bandiera russa al Festival Ethnikà di Cagliari perché sono fiera della mia patria”.

Il Festival Ethnikà, organizzato nel parco di Monte Claro a Cagliari, è un evento finalizzato a promuovere l'integrazione e la coesistenza pacifica tra diverse culture mondiali, a cui abbiamo partecipato come associazione, abbiamo voluto manifestare il carattere pacifico e umanitario del popolo ucraino che, nel corso della sua lunga storia, non ha mai invaso il territorio di nessun paese, né vicino né lontano - mai!

Innanzitutto, troviamo assolutamente contraddittorio il comportamento di coloro che, pur dichiarandosi pacifisti, supportano la figura di Putin e mostrano la bandiera presidenziale russa. Tale atteggiamento ci porta a chiederci quali siano i reali valori che queste persone intendono difendere.

A tal proposito, teniamo a sottolineare che la nostra critica non si basa su supposizioni o teorie, ma su prove concrete. Le immagini e i video sono inequivocabili e il comunicato degli organizzatori del Festival Ethnikà, ha già chiaramente delineato gli avvenimenti, così come l'articolo pubblicato dall'Unione Sarda.

Gli organizzatori di Ethnikà hanno affermato chiaramente sulla loro pagina facebook https://www.facebook.com/retesardacooperazione che lo stand della Russia era stato invitato a partecipare alla manifestazione senza esporre la bandiera del suo Paese o di altri simboli che propagandassero l’invasione, come per ogni evento culturale e sportivo in tutto il mondo. Tuttavia, tale accordo non è stato rispettato, in quanto è apparsa nel loro gazebo non la semplice bandiera della Russia ma la bandiera della Russia con lo stemma presidenziale, che rappresenta Vladimir Putin, evento che ha inevitabilmente causato tensioni.

Dal comunicato degli organizzatori di Ethnikà: "Non ci sono state aggressioni di alcun genere ma solo la determinazione di far rispettare gli accordi. Quando ci siamo recati per l’ennesima volta nel gazebo della Russia ci è stato risposto da un simpatizzante locale presente nel loro gazebo che, con espressioni poco cordiali, ha detto che gli accordi presi non erano vincolanti per loro. Peraltro non abbiamo neppure capito a che titolo parlasse questo simpatizzante con cui peraltro non ci siamo mai interfacciati in fase organizzativa."

Rimarchiamo che sono stati gli stessi organizzatori di Ethnikà a chiedere di togliere la bandiera.

Sottolineiamo che la provocazione e l'offesa sono state rivolte a noi, da coloro che si sono posti come rappresentanti del popolo russo nel loro stand, agitando la bandiera del presidente Putin. Putin, che il 24 febbraio del 2022, ha ordinato alle forze armate russe di invadere l'Ucraina e di attaccare il suo popolo, solo perché gli ucraini desiderano vivere in una società libera, civile e democratica.

Essi hanno sventolato la bandiera sotto cui i militari russi l'anno scorso hanno oltrepassato i confini dello Stato sovrano e indipendente dell'Ucraina, la bandiera che adorna i carri armati, le navi militari e gli aerei russi che portano morte e distruzione nel nostro Paese.

La bandiera dei criminali delle stragi di Bucha e Irpin.

Nulla di questo ha a che vedere con la russofobia, l’Europa nel 1943 per lo stesso principio era germanofoba?

Era una semplice richiesta di mantenere gli accordi. Molto facile difendersi con le parole: “discriminazione, russofobia o altro”, ma rispettare e onorare gli accordi presi è molto difficile.

Inna Bakhman afferma: “Siamo tutti contro la guerra è ovvio, ma io sono con il mio Paese e il mio Presidente”

Come si può essere contro la guerra e sostenere un presidente che invade territori liberi e sovrani da quando è al potere e che ha come attuale vittima principale l'Ucraina? L’affermazione del sostegno a Putin, smaschera Inna Bakhman: l’affissione della bandiera russa, non rappresentava l’amore verso il suo Paese, ma il sostegno alle azioni del Presidente, come da lei stessa viene affermato nell’articolo.

Possiamo amare ed essere orgogliosi ognuno del proprio Paese, ma sostenere apertamente l’aggressione della Russia, esponendo la bandiera putiniana nel gazebo durante la Festa dei Popoli, la dice tutta.

P.S. Prima di accusare altri di esporre una bandiera “neonazista” sarebbe meglio informarsi del significato della stessa bandiera da fonti indipendenti. La legge non ammette ignoranza.

Ucraina Sardegna Uniti Per La Pace - Serhiy Mozhovyy"

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