In Sardegna

La doppia leggenda sarda di Luxia Arrabiosa: strega avara o fanciulla fatata?

Chi era Luxia? Per alcuni un'avara strega che custodiva preziose ricchezze, per altri una giovane che, aggredita da un fauno innamorato, lo uccise. Un mito a cui si ricollegano nuraghi, domus de janas e menhir

La doppia leggenda sarda di Luxia Arrabiosa: strega avara o fanciulla fatata?

Di: Giammaria Lavena


Le leggende, in quanto tali, sono parte integrante di comunità e culture di tutto il mondo. Attraversano i secoli e mutano, si arricchiscono di nuove fantasticherie e si diramano in differenti versioni. I racconti della tradizione fantastica sarda vanno talvolta incontro a questo processo; capita così che una storia recante come protagonista un personaggio immaginario possa presentarsi al pubblico in più aspetti, con differenti sfumature. Un esempio ci è dato dalla figura di Luxia Arrabiosa, la cui leggenda suscita non poche incertezze su quale sia la versione originale. Una fata o una strega? Non esiste risposta certa, poiché ancora oggi sopravvivono entrambe le teorie sulla sua identità. 

STREGA AVARA. Uno dei racconti più accreditati è quello che vedrebbe Luxia Arrabiosa come una strega malvagia dal fisico possente. Era tanto ricca quanto avara, in possesso di terreni e bestiame. Leggenda narra che all’interno di un nuraghe nascondesse mille giare piene di olio e mille piene di grano. La notte filava e il giorno dormiva, e quando riposava a vegliare sulle ricchezze era il suo fuso fatato. Questo, nell’eventualità in cui un estraneo si fosse intrufolato per rubare avrebbe iniziato a ruotare vorticosamente rumoreggiando. Un giorno, un gruppo di impavidi giovani decise di tentare un furto: entrarono di notte nel campo in cui era custodito il bestiame e ne sottrassero un ingente quantitativo. Rientrati in paese col bottino divisero la carne con tutti gli abitanti. 

L’indomani, la strega si accorse che mancavano pecore e buoi, e capì che qualcuno doveva essere venuto di notte. Arrivò l’inverno che portò con sé un vento gelido; due fratelli, così poveri da non poter acquistare legna per il fuoco, decisero di recarsi da Luxia per rubarne un po’. Ella custodiva la legna nell’orto, all’ombra di un melograno fatato. Quando uno dei malcapitati passò sotto la pianta, dal ramo più alto si staccò un enorme frutto che colpì l’uomo sulla testa ferendolo, mentre il fratello si diede alla fuga. Allertata dal fuso fatato, Luxia si recò nell’orto e riuscì a fermare il ladro. Ordinò al fuso di gettarlo nel forno, ma l’uomo, proprio quando stava per finirvi dentro sospinto dal fuso, riuscì ad afferrarlo e gettarlo nel fuoco.

L’uomo fuggì, e per il dolore della perdita del fedele fuso, con il quale aveva trascorso innumerevoli notti a filare, Luxia si trasformò in una cicala che tutt’oggi vola e frinisce nei pressi del nuraghe. In alcune versioni della fiaba, la dimora è identificata nel nuraghe di santa Barbara, in territorio di Macomer, presso il Monte Manai, mentre il paese da cui provenivano i ladri viene indicato come Mulargia.

FANCIULLA FATATA. Una seconda leggenda narra invece di Luxia la bella, un’affascinante giovane dalle sembianze fatate. Si narra che ogni giorno si recasse sul colle Prabanta, al confine tra il territorio di Pompu e quello di Morgongiori, dove preparava e cuoceva il pane. Nel tragitto vi era una grotta, nel Monte Arci, dentro la quale viveva un fauno, che dopo averla conosciuta pare si fosse perdutamente innamorato di lei, sentimento tuttavia non ricambiato. Un giorno la creatura decise di uscire dal proprio nascondiglio e seguire la ragazza fino sopra il colle, dove, come di consueto, prese a lavorare il pane. Improvvisamente la assalì alle spalle e tentò di approfittare della sua vulnerabilità, ma nello scontro Luxia riuscì ad afferrare un attizzatoio e infilzare mortalmente la bestia. 

FRA REALTA' E LEGGENDA. In questo scenario macchiato di sangue tutto divenne improvvisamente pietra, persino il fauno. La stessa pietra che oggi, in quel luogo, è identificata in alcune domus de janas scavate nella roccia, un menhir e alcune costruzioni riconducibili alla civiltà prenuragica e nuragica. Ognuno di questi elementi è associabile a un oggetto della leggenda: il menhir, oggi noto come “su Fruccoi de Luxia Arrabiosa”, sta per l’attizzatoio, le domus sono “sa Sala” e “su Forru”, e ancora “su Pei de su boi”, “sa Turra” e “sa Cullera” de Luxia Arrabiosa rappresentano la sala da pranzo, il forno, il piede del bue, il mestolo e il cucchiaio di Luxia.

Su Fruconi de Luxia Arrabiosa. Foto: Wikimapia

VARIANTE SARDARESE. Ancora una versione, diffusa a Sardara, racconta invece che chiunque vada fin su alla collina del castello di Monreale possa sentire, allo scoccare della mezzanotte, il rumore ritmico e incessante del telaio di Luxia Arrabiosa. Leggenda o realtà? Non resta che provare. 

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