Cagliari

Sanità in Sardegna. Stefano Schirru (Psd’Az): “C'è molto da fare, noi ci stiamo lavorando ogni giorno”

“Il problema più grave riguarda la carenza di medici. È questo il frutto di una politica miope, andata avanti per oltre vent’anni”

Sanità in Sardegna. Stefano Schirru (Psd’Az): “C'è molto da fare, noi ci stiamo lavorando ogni giorno”

Di: Roberto Tangianu


Il tema della sanità in Sardegna è ormai al centro della cronaca quotidiana. Se si è perso da una parte il numero delle manifestazioni di protesta che si ripetono ormai di frequente, dall’altra si cerca di capire non solo come tamponare l’emergenza, ma anche come portare avanti un progetto di qualità che guardi al futuro. Capace, si spera, di garantire il diritto alla salute di tutti i cittadini sardi. 

Il quadro d’insieme sembra apparire ben chiaro a Stefano Schirru, consigliere regionale nelle fila del Psd’Az. Con lui proviamo ad analizzare la situazione per meglio comprendere lo stato attuale della sanità in Sardegna.

CARENZA DI MEDICI “C'è molto da fare, noi ci stiamo lavorando ogni giorno. La criticità maggiore, esplosa con la pandemia, riguarda la carenza dei medici. È questo il frutto di una politica miope, andata avanti per oltre vent’anni, che non ha saputo programmare la crescita e la formazione di nuovo di personale medico e sanitario in generale”.

Il consigliere Schirru inquadra subito il problema, che fuori da ogni idea politica è oggettivamente al centro dell'emergenza sanitaria in Sardegna, e ci tiene a mettere in evidenza ciò che è stato fatto con la giunta Solinas.

BORSE DI STUDIO E MEDICI DI BASE “Al nostro insediamento ci siamo trovati di fronte a sole 17 borse di studio regionali per le scuole di specializzazione per la facoltà di medicina. Abbiamo così alzato quella quota consentendo così a 194 futuri medici di intraprendere quel percorso. È chiaro, però, che prima di vederli in corsia dovranno trascorrere gli anni di studio. Un altro gravissimo problema è legato ai vari territori, in particolare del centro Sardegna, dove non sono presenti i pediatri di libera scelta o medici di base. È ovvio che occorre un sistema capace di riconoscere e gratificare proprio i medici che decidono di prestare servizio in queste aree della Sardegna. Solo così sarà possibile incentivare la loro scelta”.

Oggi i cittadini chiedono a gran voce che il diritto alla salute venga garantito anche nei presidi sanitari dislocati nelle aree interne dalla Sardegna. La paura è quella che si continuino a tagliare i servizi essenziali che, invece, possono essere gestiti con qualità anche dai piccoli ospedali.

IL DIRITTO ALLA SALUTE E I PICCOLI OSPEDALI “Noi non vogliamo chiudere niente. Ricordo che la politica delle chiusure era proprio quella dei nostri predecessori. L'ospedale San Giovanni di Dio a Cagliari, ad esempio, non l'abbiamo chiuso noi. Rappresentava un'importante punto di riferimento al centro della città che, oltre a svolgere tante specialità, garantiva il servizio di pronto soccorso. Con i casi da Covid, se fosse rimasto aperto, avrebbe evitato il congestionamento del Brotzu piuttosto che del Policlinico. Ci sono dei servizi che vanno non solo garantiti, ma che devono essere svolti nei presidi sanitari dei territori. I disservizi di cui ci si lamenta sono tutti dovuti alla mancanza del personale medico. Per capirci, ricordo ancora che a Sorgono, in occasione di un sopraluogo della Commissione sanità, la dottoressa che si occupava della dialisi era in dolce attesa e proprio lei, per evitare di creare interruzioni al servizio, ha continuato a lavorare fino all’ultimo giorno possibile prima del parto. Per concludere, non solo i piccoli ospedali sono fondamentali, ma convenzionati con strutture tipo il Brotzu potrebbero essere un valido supporto per snellire, ad esempio, le liste d’attesa”.

In tanti puntano il dito contro le scelte e le decisioni dell’Assessore Mario Nieddu. A lui attribuiscono la situazione d’emergenza in cui si trova la sanità in Sardegna.

L’ASSESSORE NIEDDU “Non è un problema che di certo si risolve con un cambio di assessore. A mio avviso Mario Nieddu ha avuto semplicemente la sfortuna di trovarsi a gestire un sistema già malato e distrutto dai suoi predecessori. Bisognerebbe, invece, riconoscergli i meriti per la gestione della pandemia in Sardegna. Non è stato chiuso, ad esempio, un solo ospedale e questo dovrebbe far riflettere. Lo stesso assessore Nieddu non dice che la situazione va bene, ma chiede continuamente allo Stato di poter avere gli strumenti per poter risolvere i problemi. In Conferenza Stato-Regioni è riuscito ad ottenere la possibilità di utilizzare dei denari per l'abbattimento delle liste d'attesa che in una prima istanza erano destinati solo agli ospedali pubblici. Questi soldi, grazie al suo intervento, sono stati destinati agli operatori privati, che di fatto sono erogatori però di sistema pubblico perché convenzionati, e così siamo riusciti a fare questo grande passo per snellire molte liste d'attesa”. 

Ai cittadini sardi cosa si sente di dire?

LA NECESSITA’ DI UNA POLITICA ATTENTA “I cittadini sardi hanno perfettamente ragione a lamentarsi, le criticità esistono. Occorre capire però - conclude il consigliere regionale del Psd’Az Stefano Schirru - che prima di additare qualcuno o di giudicare è fondamentale capire il perché di queste problematiche. Probabilmente spetta a noi spiegare la situazione con maggior chiarezza. Ribadisco che la gente ha ragione e deve continuare a portare avanti queste battaglie perché anche la politica ogni tanto va comunque spronata”. 

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