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Favorisca patente e green pass!!

Inutile per contenere i contagi, la nuova patente sanitaria appare più una moderna forma di controllo

Favorisca patente e green pass!!

Di: Patrizio Carboni


A chi di voi non è mai capitato di essere fermati dalle forze dell'ordine ad un posto di controllo? A tutti, o quasi, credo. Ricorderete bene, dunque, la tipica frase del carabiniere che si impala davanti a voi, dopo lo scattare di stivali e il saluto militare: " favorisca patente e libretto". Da un pò di tempo però, con il fiorire di nuovi "poliziotti da applicazione" la nuova richiesta è diventata "favorisca patente e green pass!!"

Se andate al cinema, per esempio, troverete la "poliziotta" di turno che armata di cellulare e applicazione, potrà carpirvi le vostre scelte in tema di vaccinazione, doppia o tripla, alla faccia della privacy e del regolamento europeo del 2016, severissimo nel tutelare i vostri dati sensibili se andate dal salumiere sotto casa.  

Ma non basta, se anche decideste di andare a vedere (all'aperto) la partita della squadra della vostra parrocchia, troverete il parrocchiano impalato sul cancello che vi caccerà se non esibite per l'appunto "padente e green pass". Eh si! Perché se solo ci provate a fare i furbi con il vostro compaesano ed esibire il certificato verde di vostro cugino, lui potrà domandarvi un documento di identità, e buona pace dei corsi di polizia giudiziaria che solitamente devono sostenere gli appartenenti alle forze dell'ordine.

Ormai la professione del futuro sarà il greenpassatore! Tra un pò inaugureranno una facoltà universitaria per la laurea in "Gestione e controllo del Green pass", così da rendere edotti i futuri dottori sull'uso dell'applicazione, consentendo al laureando professionista di impicciarsi degli affari altrui e alla nuova nobiltà di controllare quante volte vai al ristorante a mangiare pesce, o se magari ti piace il kebab.

Peccato che in tutto questo, i veri tutori dell'ordine si sentano forse umiliati, o poco appagati, nell'eseguire ordini che li allontanano da ciò che hanno giurato e creduto di fare all'atto dell'arruolamento.

Ehhh, ma che sarà mai? Direte voi. Tanto con facebook, whatsapp e Istagram tutti sanno tutto di tutti. Dunque, perché preoccuparsi? Perché fare tanto can can per un pò di privacy ? E' roba vecchia, da "Boomer", direbbero i ragazzi di oggi.

Peccato che dovrebbe ancora esistere un cosiddetto "diritto all'oblio" a cui noi Boomer e baby Boomer siamo tanto legati. E che solo dei buontemponi della risma di Stalin, Hitler, Mussolini, Franco, Tito, Mao e altri vari CIN Cin Pin e Cin Cin Pon, che si sono succeduti, non ne hanno voluto sapere di rispettare.

Ecco allora che anche la politica dal pensiero unico, al quale oggi il bel paese soggiace, deve aver pensato che tutto sommato il rispetto di privacy e diritti fondamentali deve essere solo roba da boomer. Così, guai a chi osa frapporsi al cambiamento, all'innovazione delle nuove frontiere da grande fratello o al ripristino della Stasi sovietica in forma green, magari tentando di esercitare diritti ormai stantii che trovano posto solo nella soffitta dei ricordi. La Lamorgese, per esempio, trova che sia indegno manifestare contro il pensiero unico del dragone e dei suoi compagni di merende, mentre la comunicazione dei principali media zittisce o offusca chi prova ad esprimere opinioni diverse che possano rallentare il marketing del prodigioso vaccino. A Trieste invece i cortei no green pass sono ormai vietati, per ora sino alla fine dell'anno, ma il ministro Speranza promette di prorogare lo stato di emergenza ben oltre la fine del 2021. Così pian pianino assistiamo alla realizzazione di un moderno Panopticom, che neppure Jeremy Benthan avrebbe mai potuto immaginare. Una deriva autoritaria che, in nome dell'emergenza, sospende la poliziotta dal servizio per aver parlato in pubblico di costituzione, diritti e libertà di scelta. Punisce il finanziere di Torino con sanzioni disciplinari per aver osato accostare la figura di Stefano Puzzer, leader dei portuali di Trieste, a quelle di Gandhi e del ragazzo che ha affrontato i carri armati di piazza Tienanmen.  Vieta a medici e sanitari di  esternare in pubblico il loro dissenso al vaccino, benché sperimentale, o li sospende perché beccati a partecipare alle manifestazioni contro il green pass. E poi vediamo avvocati evitare di prestare assitenza legale a chi non vuol fare da cavia, forse nel timore di perdere le future cause. E leggiamo di medici legali spaventati, che per paura di perdere il lavoro si rifiutano di intervenire al riscontro diagnostico sul corpo di una sedicenne, Giulia, morta poche ore dopo la somministrazione del vaccino. Entriamo in aziende private che chiedono il green pass anche ai visitatori e forse pure ai passanti, "tanto per non sbagliare", dicono.

Tranne pochi residuati boomer, dunque, ormai a nessuno frega nulla del "libretto di circolazione", della privacy o altre quisquillie come il diritto al lavoro, diventato un lontano ricordo da sbandierare per far finta che esistano ancora i sindacati, ormai evaporati sotto la luce acceccante del nuovo governo greenpassatore. L'importante è avere "Uh green bass"!! La nuova patente di libertà di cui tanta gente va fiera perché li pone su un gradino della società più alto di chi è duro di comprendonio agli inviti del regime. 

Sino al 1948, anno del varo dell'attuale carta costituzionale, vigeva in Italia lo Statuto Albertino. Dopo l'ondata di grandi rivoluzioni in tutta Europa, lo statuto fu concesso nel 1848 da Re Carlo Alberto di Savoia, dal quale prese il nome. Entrò in vigore dapprima quale carta dei diritti del Regno Sardo diventando poi, con l'unificazione, quella del Regno d'Italia. Una costituzione ottriata, cosiddetta perché concessa dall'alto e non scritta dal popolo, con la caratteristica di essere parecchio flessibile e pertanto modificabile da ogni parlamento si fosse instaurato nel tempo. Eppure, pur così diversa da quella attualmente in vigore, che è molto rigida, addirittura non modificabile in alcuni aspetti fondamentali, anche lo Statuto Albertino era rispettato dai vari governi che l'hanno conosciuta. Governi che, pur di avere il consenso dei rappresentanti del popolo, non si sono approfittati troppo delle falle che essa conteneva. Dunque, periodo del fascismo a parte, possiamo affermare che il bel paese garantisce da quasi duecento anni alcuni diritti fondamentali a tutti i cittadini italiani. Dal 1948 inoltre, la nostra costituzione è fondata sulla sovranità popolare, sul rispetto dei diritti umani, sul diritto al lavoro, sulla libertà personale, sulla garanzia di non discriminare chi è diverso per razza, sesso, religione, opinioni, condizioni personali o sociali, sulla garanzia di potersi riunire e manifestare senza autorizzazione alcuna, sul diritto di esprimere liberamente il proprio pensiero senza censure.

Prima di Re Carlo Alberto invece, vigeva l'assolutismo, in cui il sovrano decideva ciò che maggiormente faceva comodo per lui e per tutta la nobiltà, la quale deteneva tutta la ricchezza a discapito dei sudditi. Sudditi che senza diritto alcuno, controllati dagli sgherri della corona,  lavoravano, lavoravano e lavoravano, senza ma e senza se, ma soprattutto, pagavano, pagavano e pagavano, le tasse e qualsiasi altra gabella fosse venuta in mente al sovrano assoluto ed ai suoi compari da salotto.  

 

 

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