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La Corte d’Assise di Sassari ha condannato Michele Fresi all’ergastolo con un anno di isolamento diurno. Il 28enne di Arzachena, la sera del 28 dicembre 2023, uccise il padre Giovanni a colpi di bastone mentre era sotto l'effetto di un mix di stupefacenti. Il pm aveva chiesto una condanna a 30 anni.
UNA TRAGICA NOTTE
Il drammatico omicidio si era consumato nel corso di una serata turbolenta che aveva visto Fresi protagonista di una serie di episodi preoccupanti. Dopo aver assunto acidi, anfetamine, alcol e cocaina, come ricostruito in sede processuale grazie alla testimonianza di un'amica che si trovava in sua compagnia, aveva perso il controllo dando in escandescenze.
A farne le spese per prima era stata proprio l'amica che quel pomeriggio era in casa con lui. La ragazza era stata aggredita da Michele Fresi prima che questi uscisse di casa. Una volta in strada, il 28enne aveva terrorizzato i passanti brandendo minacciosamente una mazza da baseball.
Sul posto erano intervenuti i carabinieri e il padre, stimato orafo 58enne, che aveva provato a tranquillizzare il figlio. Il giovane, però, si era scagliato contro il genitore colpendolo ripetutamente alla testa fino a causarne la morte.
«AVEVO ASSUNTO LSD E COCAINA»
«Avevo preso dieci francobolli di Lsd e stavo molto male – aveva spiegato l'imputato nei mesi successivi –, allora ho preso la cocaina per placare il mio malessere ma, anziché stare meglio, mi ha fatto ancora più male e da quel momento non ricordo più nulla: buio totale. Ricordo solo che qualcuno a un certo punto mi ha detto: “Tuo padre non ce l'ha fatta”. Io gli ho risposto: “Perché? Cosa c'entra mio padre?”».
Una ricostruzione agghiacciante delle fasi che hanno portato alla morte di Giovanni Fresi, al ferimento della fidanzata dello stesso Michele, e di due carabinieri intervenuti sul posto per fermarlo.
Di quei giorni di festività natalizie, Fresi aveva mostrato di avere ricordi confusi: «Ricordo il pranzo coi parenti del 26 dicembre, del 24 e 25 dicembre non ricordo nulla. Non mi piacciono le festività, da sempre». Significativa l'assenza di rapporti con la madre: «Non l'ho sentita in quei giorni, non la sento mai in occasione delle feste. Succede da quanto avevo 16 anni, non mi ha scritto da quando sono in carcere né è venuta a trovarmi», aveva spiegato rispondendo alle domande del suo legale.
«SIAMO INVASI DAGLI ALIENI»
«Di quella sera non ricordo di aver parlato con qualcuno, non ricordo ambulanze e non ricordo che mio padre è venuto a prendermi. Non ricordo nemmeno di aver preso la mazza ed essere uscito col bastone in mano. L'unico ricordo che ho sono i lampeggianti blu, mi sono sentito in pericolo perché li ho associati ai carabinieri».
Durante le udienze è emerso come Fresi, letteralmente fuori di sé in quelle ore, scalzo e a petto nudo per le vie del centro, delirasse raccontando: «Siamo invasi dagli alieni, ne ho ucciso uno, aveva preso le sembianze di mio padre».
All'interno dell'abitazione del giovane, i carabinieri avrebbero rinvenuto ingenti dosi di Lsd e altre droghe, nonché una serra di marijuana.
FATALE UNA MAZZATA ALLA TESTA
A ricostruire le cause della morte di Giovanni Fresi il medico legale Salvatore Lorenzoni, che ha eseguito l'autopsia sul corpo dell'orafo. L'orafo, intervenuto per calmare il figlio e riportarlo a casa, vedendosi aggredito aveva cercato di parare i colpi di mazza riportando fratture al braccio e all'avambraccio sinistri.
Fatale, secondo quanto ricostruito da Lorenzoni, una bastonata in testa che ha tramortito la vittima facendola crollare a terra priva di sensi. L'aggressione sarebbe poi proseguita con altri tre colpi dalla parte opposta del capo. Il 58enne era morto poco dopo all'ospedale Giovanni Paolo II di Olbia, dove era arrivato in coma.
«ERA STRAFATTO, CONTINUAVA A RIPETERE: SONO FANTASTICO»
Sofia Maria Vasiliu, fidanzata dell'imputato, aveva ricostruito le ultime ore trascorse con Michele: «Mi ha chiamata alle 22, mi ha chiesto di raggiungerlo a casa sua per scambiarci gli auguri. Quando sono arrivata lui era chiaramente strafatto. Mi ha detto che aveva preso sette cartoncini di acido. Ho capito che aveva bisogno di aiuto. Era molto agitato, ho cercato di tranquillizzarlo e abbiamo parlato per un paio d'ore. Ha fatto due tiri di cocaina e fumato una sigaretta».
Ancora: «Era sempre più agitato. Continuava a ripetere: "Sono fantastico, sono forte". L'ultima cosa che ricordo è lui che mi si avvicina, poi più nulla». Fresi l'aveva colpita con numerosi pugni e colpi di mazza. «Mi sono risvegliata nella casa, da sola. Sono uscita, sanguinavo e ho chiamato il 118. Sono viva per miracolo».