Una comunità operosa, una località celebre in tutto il mondo per il suo mare da favola e un territorio ricco di fascino e suggestioni. Quasi 90 chilometri di coste impreziosite da baie, insenature e acque cristalline che disegnano paesaggi mozzafiato. Gli stessi che hanno folgorato il principe Karim Aga Khan, che negli anni '60 ideò la Costa Smeralda. Da allora, la popolazione di Arzachena è più che triplicata: oltre 13mila residenti (cifra che d'estate si gonfia a dismisura) radunati fra comune e frazioni nel nordest dell'Isola, a un salto dall'aeroporto di Olbia e dalle vacanze esclusive di Porto Cervo e Baja Sardinia.

Il centro, meta ideale dei turisti più esigenti del circuito internazionale, nei giorni scorsi è però balzato agli onori delle cronache per un clamoroso fatto di violenza. L'omicidio di Cinzia Pinna, 33enne di Castelsardo scomparsa la sera dell'11 settembre e trovata cadavere due settimane più tardi. Interrogato a lungo, l'imprenditore vitivinicolo Emanuele Ragnedda, 41 anni, ha confessato di aver ucciso Cinzia consentendo agli inquirenti di recuperarne il cadavere, abbandonato nelle sue tenute fra Palau e Arzachena. Sul corpo della ragazza si è effettuato nelle scorse ore un primo esame che permetterà di ricostruire le dinamiche della drammatica morte.

Il femminicidio, purtroppo, è solo l'ultima di una serie di vicende che stanno tormentando la comunità gallurese. Un'escalation di violenza che colpisce profondamente e che proviamo a ricostruire attraverso gli episodi più cruenti.

TENTATIVO DI STUPRO

Era il 21 ottobre 2023 quando una ragazza non ancora 18enne, a spasso per il centro di Arzachena in compagnia di un amico, venne aggredita da due cittadini tunisini. Mohamedym Dkhili, di 31 anni, e Amine Khemissi, di 26, sono stati condannati rispettivamente a 2 anni e 8 mesi e a 2 anni e 10 mesi per aver tentato di violentare la ragazza.

Secondo la ricostruzione, la vittima e l'amico stavano passeggiando quando vennero fermati dai malintenzionati. Khemissi bloccò il ragazzo, tenendolo distante sotto minaccia, mentre Dkhili aggredì la minorenne, cercando di abusare di lei. Fortunatamente, la vittima riuscì a liberarsi, fuggire e denunciare l'accaduto. Le indagini scattarono immediatamente consentendo di risalire ai due responsabili.

MICHELE FRESI, UCCISO A BASTONATE DAL FIGLIO

Nella notte fra il 27 e il 28 dicembre 2023, la serenità delle festività natalizia venne mandata in frantumi dalla violenza cieca di Michele Fresi, il 28enne che, sotto l'effetto di un mix di stupefacenti, si scagliò contro il padre Michele colpendolo ripetutamente con una mazza da baseball fino a ucciderlo.

Stando a quanto ricostruito, la vittima, stimato orafo 58enne, era intervenuta nei pressi di un bar dove si trovava il figlio per cercare di calmarlo dopo che questi aveva dato in escandescenza aggredendo già la fidanzata. In seguito a una segnalazione, Michele Fresi era stato raggiunto dai carabinieri che avevano inutilmente tentato di bloccarlo, rimanendo a loro volta feriti.

Giovanni Fresi era accorso per riportare il figlio alla ragione, ma era stato sopraffatto dal giovane che, armato di bastone, aveva infierito sull'uomo colpendolo ripetutamente alla testa. Arrivato in coma in ospedale, il 58enne era morto nella notte. Nel corso dell'ultima udienza del processo, tenutasi a settembre, il pm Michela Aucone ha chiesto per l'imputato 30 anni di carcere.

INVESTITO E UCCISO DAL VICINO DOPO UNA LITE

Condannato a 12 anni di carcere per aver investito volontariamente e ucciso il vicino di casa dopo una lite. È il verdetto del Tribunale di Tempio Pausania a carico di Mario Masala, 40 anni, residente ad Arzachena, che il 3 luglio 2024 aveva causato la morte di Tonino Pirastru, 76 anni.

Il fatto era avvenuto a Liscia di Vacca, davanti al condominio in cui vivevano entrambi. Secondo la ricostruzione della Procura, il pensionato, originario di Laerru, stava lavorando sul ciglio della strada a pochi passi da casa, quando il furgone condotto da Masala avrebbe invaso la corsia opposta travolgendolo mortalmente.

Dietro il gesto, secondo l’accusa, c’era la volontà di colpire il "rivale" con cui era da tempo in cattivi rapporti a causa di numerose tensioni, denunce e discussioni, l’ultima proprio poco prima della tragedia.

UNA SCIA DI SUICIDI

Il 2024 è stato per Arzachena l'anno nero dei suicidi. Tre giovanissimi si sono tolti la vita nel centro della bassa Gallura. Il gesto estremo dei ragazzi di 16, 19 e 20 anni ha lasciato la comunità attonita, intenta a interrogarsi sulle cause di un così grande disagio sociale.

"La nostra Arzachena sembra una prigione silenziosa – scrisse una ragazza in un lungo e toccante post diffuso sui social in quei mesi –, un luogo dove il tempo scorre inesorabile senza che nulla cambi. Noi giovani siamo spesso invisibili agli occhi degli adulti, a volte persino dimenticati. Non abbiamo un centro ricreativo, non abbiamo un posto dove sfogare la nostra rabbia, la nostra solitudine. Non c’è nessuno che ci mostri la strada verso la speranza, nessuno che ci dica che ci sarà un futuro, che ci sarà una mano pronta ad aiutarci quando tutto sembra crollare".

"Siamo persone che stanno soffrendo in silenzio, e se nessuno interviene, la sofferenza continuerà a inghiottirci. Non lasciateci morire nel dimenticatoio. Non fateci diventare solo un ricordo triste di un paese che ha smesso di lottare per noi".

LITE DI COPPIA: RAGAZZA VOLA DAL BALCONE

La sera del 22 gennaio 2025, da Malta arrivò la notizia di una giovane precipitata da un balcone dell'Hotel Paceville al culmine di una lite col fidanzato. Si trattava di una coppia originaria di Arzachena, lei studentessa di 18 anni, lui dj di 28. La ragazza, in seguito alla caduta, aveva riportando lesioni alla schiena. In una prima fase si era parlato dell'aggressione da parte del fidanzato, in seguito alla quale la studentessa si sarebbe lanciata dalla finestra per sfuggirgli. A riferirlo era stato lo stesso padre della giovane, riportando le parole di sua figlia: "Non mi sono buttata, stavo scappando dall'aggressione del mio fidanzato e l'unica via d'uscita era gettarmi dal balcone".

“Voleva strangolarmi e strapparmi le dita a morsi. Mi avrebbe ucciso”, aggiunse poi la 18enne. Il ragazzo, dal canto suo, ha sempre negato gli addebiti. Un rapporto tossico durato tre anni, quello fra i due, fatto di alti e soprattutto bassi con aspri confronti. La Procura di Tempio, in seguito all'accaduto, aprì un fascicolo mentre la magistratura maltese indagò il fidanzato per violenza domestica e detenzione di sostanze stupefacenti. Lui stesso aveva ammesso di aver fatto uso di stupefacenti la sera dell'incidente. La 18enne era tornata in Gallura dopo un periodo di ricovero presso il Policlinico Mater Dei de La Valletta, dove era stata sottoposta ad alcune operazioni alla schiena.