La dermatite nodulare contagiosa, conosciuta anche come dermatite bovina, è una malattia virale che ha causato focolai in Sardegna e Lombardia. Secondo l'Efsa, l'autorità europea per la sicurezza alimentare, la malattia non colpisce gli esseri umani ma si trasmette attraverso insetti ematofagi come mosche, zanzare e zecche. I sintomi includono febbre, noduli cutanei e possono portare alla morte degli animali, soprattutto se non sono stati precedentemente esposti al virus. Le misure per contrastare la diffusione della malattia includono vaccinazioni e l'abbattimento degli animali infetti, poiché la dermatite nodulare contagiosa può causare gravi perdite economiche, riducendo la produzione di latte e portando alla morte degli animali. La malattia è diffusa in molti Paesi africani e si è estesa in Europa sud-orientale nel 2012, coinvolgendo Paesi come Grecia e Bulgaria, oltre a diverse nazioni dei Balcani. Tuttavia, un programma di vaccinazione ha contenuto l'epidemia in Europa sud-orientale. In Sardegna, due allevamenti sono stati colpiti, mentre in Lombardia è stato segnalato un caso in una fattoria nel mantovano che aveva ricevuto un animale infetto proveniente dalla Sardegna. Dopo la conferma del contagio da parte del Laboratorio Nazionale di Riferimento dell'Istituto Zooprofilattico Sperimentale dell'Abruzzo e del Molise, le autorità sanitarie locali hanno adottato misure drastiche, inclusi il sequestro degli allevamenti infetti, il tracciamento dei movimenti degli animali e l'istituzione di una zona di restrizione con un raggio di 20 km per la protezione e di 50 km per la sorveglianza attorno ai focolai. Il Ministero ha inoltre vietato qualsiasi movimentazione di bovini, latte crudo, ovociti, embrioni e pelli in uscita dalla Sardegna, estendendo le restrizioni anche agli ovicaprini allevati insieme ai bovini. Un'indagine epidemiologica sarà condotta per determinare come la malattia sia stata introdotta in Italia.

Una riunione della unità di crisi operativa tra ministero dell'Agricoltura, ministero della Salute e Regione Lombardia è stata programmata per lunedì prossimo per discutere del focolaio di dermatite nodulare contagiosa (Lsd) riscontrato in un allevamento di bovini in provincia di Mantova, dopo i due casi in Sardegna. Questa sarà la terza riunione, preceduta da due incontri: uno con tutte le Regioni per valutare la situazione generale e uno specifico per la Lombardia al quale hanno partecipato il sottosegretario all'Agricoltura Patrizio La Pietra, il sottosegretario alla Salute Marcello Gemmato, l'assessore lombardo all'Agricoltura Alessandro Beduschi e il direttore generale della Sanità Animale del Ministero della Salute Giovanni Filippini. Questi sono i primi casi in Italia di questa malattia, non comune nell'Unione Europea e non trasmissibile all'uomo attraverso il consumo di carne e latte. È essenziale eradicarla immediatamente. La trasmissione avviene tramite la puntura di insetti e un'indagine epidemiologica sarà condotta per chiarire come sia arrivata in Italia. Per questo motivo, oltre al sequestro dell'allevamento nel Mantovano, zona cruciale per la produzione del latte utilizzato per Grana Padano e Parmigiano Reggiano, sono state istituite zone di restrizione: una zona di protezione entro 20 chilometri e una zona di sorveglianza entro 50 chilometri, dove è vietato il movimento di bovini per fiere e mercati, nonché di letame e liquami. Tuttavia, sono state concesse deroghe significative per garantire il trasporto del latte agli stabilimenti di trasformazione e ai caseifici, evitando blocchi produttivi in accordo con il Ministero della Salute.

    "La tempestività nella gestione di casi come questo - ha sottolineato La Pietra - è fondamentale per contenere i rischi sanitari e prevenire danni economici alla zootecnia italiana. Il lavoro congiunto tra Governo, Regione e strutture tecniche ha permesso di attuare misure rigorose ed equilibrate, garantendo controlli rigorosi senza compromettere la funzionalità delle filiere, a partire da quelle DOP come Grana Padano e Parmigiano Reggiano".

   D'altronde "il coordinamento tra istituzioni sanitarie e agricole è l'unico strumento efficace per agire rapidamente" ha aggiunto Gemmato ricordando che "non esiste alcun rischio per la salute umana".

     "C'è stata una piena unità di intenti per affrontare una crisi che riguarda la Lombardia, ma che tocca un settore strategico per tutto il Paese. La nostra regione da sola produce la metà del latte italiano: garantire la continuità delle filiere - ha concluso l'assessore regionale Beduschi - è un dovere verso gli allevatori e verso le tante eccellenze della trasformazione casearia nazionale".