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Un nuovo nemico ha fatto la sua comparsa tra le campagne sarde, minacciando non solo la salute del bestiame ma anche l’equilibrio economico e sociale di un intero comparto produttivo. La dermatite nodulare contagiosa, in inglese Lumpy Skin Disease (LSD), è una malattia virale che colpisce i bovini. Il primo caso è stato individuato in un allevamento in provincia di Nuoro il 21 giugno scorso. Da allora, la situazione si è evoluta rapidamente, tanto da indurre il Ministero della Salute a convocare con urgenza l’Unità di crisi nazionale.
PRIMO FOCOLAIO IN ITALIA
La malattia non è nuova in Europa: è comparsa nei Balcani nel 2015, diffondendosi poi in vari Paesi. In Italia, però, non era mai stata rilevata fino a oggi. La sua comparsa in Sardegna segna dunque un passaggio delicato, perché l’Isola rappresenta un territorio particolarmente sensibile per la zootecnia. La dermatite nodulare è causata da un virus appartenente alla famiglia dei poxvirus, ed è trasmessa soprattutto da insetti ematofagi come zanzare, mosche, zecche e culicoidi. Una trasmissione quindi stagionale, favorita dalle alte temperature e dalla presenza di acqua stagnante.
Le conseguenze della malattia, non contagiosa per l'uomo, sono gravi: febbre, lesioni cutanee dolorose, ingrossamento dei linfonodi, scolo nasale e oculare, ma anche perdita di peso, calo della produzione di latte, infertilità e, nei casi più gravi, morte dell’animale. Anche se la mortalità non supera generalmente il 10%, il danno economico è notevole, sia per l’impatto diretto sugli animali che per le limitazioni sanitarie e commerciali imposte per contenere l’epidemia.
LA RISPOSTA DELLA REGIONE
La risposta della Regione Sardegna è stata immediata. In meno di 24 ore dall’allerta, sono state istituite zone di protezione e di sorveglianza, bloccando ogni movimento di animali nei 52 comuni coinvolti. Navi e aerei che trasportano animali vivi sono stati fermati, e sono state avviate indagini epidemiologiche approfondite per capire l’origine e la possibile diffusione del virus. Nel frattempo, l’assessorato regionale alla Sanità ha già predisposto l’acquisto dei vaccini per iniziare quanto prima una campagna vaccinale mirata. Il budget stanziato è di 1,6 milioni di euro, in attesa del via libera tecnico e logistico.
Le autorità sanitarie e veterinarie stanno lavorando senza sosta per contenere il virus, ma i timori non mancano. Gli allevatori, già provati da mesi di instabilità dei mercati e costi crescenti, ora vedono minacciato uno dei pochi settori ancora redditizi, quello della zootecnia da latte e da carne. Il rischio che la malattia si estenda oltre la Sardegna è concreto: per questo il Ministero ha già allertato le altre Regioni e ha avviato un piano di sorveglianza attiva anche in altre aree d’Italia.
EMERGENZA SANITARIA ED ECONOMICA
Ciò che rende questa crisi particolarmente insidiosa è la sua natura “doppia”: sanitaria, certo, ma anche economica. Una malattia animale che arriva in un settore strategico come quello agroalimentare, già messo alla prova dalla concorrenza estera e dalle difficoltà climatiche, potrebbe avere ricadute pesanti su tutta la filiera. Ecco perché la reazione istituzionale è stata rapida e coordinata, ma servirà anche la collaborazione degli allevatori, chiamati a segnalare tempestivamente ogni sintomo sospetto.
La Sardegna, ancora una volta, si trova in prima linea di fronte a un’emergenza sanitaria zootecnica. Ma stavolta non si tratta di un problema locale: è l’Italia intera a essere chiamata a vigilare, prevenire, reagire. Perché la dermatite nodulare, se non fermata in tempo, rischia di diventare un’altra piaga per l’agricoltura nazionale.