Dopo diversi anni di assenza Paolo Crepet è tornato a Cagliari per proporre il suo monologo “Mordere il cielo”, tratto dall’omonimo best seller Mondadori, che ha riscosso il tutto esaurito in ogni città d'Italia si candida a diventare uno degli spettacoli più seguiti dai giovani.

Crepet ha sempre dimostrato amore per il pubblico sardo e ha sempre cercato, nelle sue tournée, di toccare almeno una città (l'anno scorso Alghero, gli anni precedenti Cagliari e Iglesias e quest'anno anche Sassari).

Viste le tantissime richieste, il celebre psichiatra, scrittore e sociologo ha dovuto scegliere, per la sua tappa nella Città del Sole, lo spazio eventi più grande dell’Isola: il Teatro Lirico con i suoi 1600 posti, tutti andati a ruba.

Autore prolifico e opinionista tra i più autorevoli, Paolo Crepet vanta un rapporto speciale con l’Isola, sia per motivi personali che professionali.

Nel 2013 non volle mancare agli eventi culturali organizzati dalla luminare Nereide Rudas, che fu una delle più brillanti personalità a livello internazionale per la psichiatria forense e sua docente nel periodo accademico di formazione.

Sono milioni i giovani e gli appassionati di tutte le età che seguono sui social il Professor Crepet e i tanti che lo hanno ascoltato a Cagliari, dopo l’altro sold out a Sassari, hanno avuto l’opportunità di ascoltarlo dal vivo in una serata che si preannunciava ricca di emozioni e di tantissimi spunti di riflessione e non ha tradito le attese.

“Inutile negarlo, girarci attorno. Viviamo tra nuove guerre, migrazioni di massa, povertà che si ammassano nelle grandi città, vecchie e nuove droghe dilagano, ansie e angosce trovano insuete espressività. Come se un’antica cicatrice interiore fosse tornata a condizionare il tempo presente – ha detto Paolo Crepet al termine del suo spettacolo - Eppure molti continuano a cercare, forse proprio perché l’eclissi della ragione coglie un’umanità sempre più smarrita. Proprio adesso che una parte del pianeta pensava di aver conosciuto benessere e allungamento della vita, mi chiedo dove siano andate a finire le nostre emozioni, perché in tanti tendono a relegarsi in una solitudine che accomuna giovani e adulti, vecchi e bambini. Siamo all’età dell’insensibilità?

Il rischio c’è ed è sempre più forte. Occorre parlare di questa potenziale eclissi di una parte della nostra sfera emotiva, le complicità e le omissioni che tendono a tradire l’identità più profonda di ogni essere umano. Per tornare a “mordere il cielo” - chiude il Professore - occorre ritrovare il coraggio di nuove eresie, rinnovare ribellioni per inseguire le nostre unicità, diffidando di quella grigia normalità dietro la quale si nasconde il sinistro rumore della neutralizzazione dell’anima”.

Sono state due ore di aneddoti, storie, racconti di vita e di carriere, retroscena di personaggi illustri che in molti casi hanno segnato la storia dell’arte, della cultura, della letteratura e della musica.

Spazio anche ad un tributo dedicato a Maria Lai con la sua vita così intensa e travagliata, all’insegna della genialità, dei messaggi al mondo e dei simboli dei suoi fili che spesso si sono intrecciati a esistenze per lei importanti e mai scontate.

La luce accesa in sala consente a Crepet di parlare e guardare negli occhi il suo pubblico, lui che con gli occhi riesce a comunicare molto più di qualunque affabulatore senz’anima.

Lui l’anima la mette in mostra e la concede al pubblico che, affascinato, lo ascolta senza fiato per tutto lo spettacolo: al termine la coda dei fan vuole un suo autografo, una foto ricordo e una dedica sui suoi lavori. 

Forse anche per Paolo Crepet un’accoglienza così non era scontata.

Stupisce sempre il Professore, e anche questa volta Cagliari ha risposto con un affetto sconfinato.