Un nuovo capitolo si apre nell’inchiesta sulla morte di Manuela Murgia, la 16enne cagliaritana trovata senza vita il 5 febbraio 1995 nel canyon della necropoli di Tuvixeddu, inizialmente archiviata come suicidio. Nel registro degli indagati per omicidio volontario figura oggi l’allora fidanzato, Enrico Astero, 54 anni.

Le consulenze disposte dalle parti hanno evidenziato la presenza di numerose tracce di Dna maschile sugli abiti della ragazza. Secondo le analisi dell’ex generale del Ris di Parma Luciano Garofano, nominato dalla difesa, e del genetista Emiliano Giardina, incaricato dalla parte civile, sono circa quaranta i reperti biologici rinvenuti, in particolare su slip e reggiseno. Il materiale genetico è stato estratto e ora si attendono i risultati degli accertamenti richiesti dalla Procura e dal gip Giorgio Altieri ai carabinieri del Ris e alla polizia scientifica, chiamati a confrontare i profili con la banca dati e con quello dell’indagato, che non è ancora stato acquisito.

Siamo molto soddisfatti di questa notizia – afferma l’avvocata Giulia Lai, che rappresenta la parte civileora attendiamo la conclusione degli accertamenti”.

I familiari della giovane non avevano mai accettato l’ipotesi di suicidio, e da trent’anni chiedono giustizia. Una prima svolta c’era stata il 30 marzo scorso con la decisione della Procura di riaprire il caso, seguita dall’iscrizione dell’ex fidanzato tra gli indagati. Oggi arriva un ulteriore tassello che potrebbe cambiare la verità giudiziaria sulla vicenda.