Natalino Mele non è figlio di Stefano Mele. Clamoroso colpo di scena nelle indagini sull'irrisolta vicenda del Mostro di Firenze, che da decenni tiene banco nelle procure del centro Italia inquietando un'opinione pubblica ancora attenta e sconvolta dal dramma.

L'OMICIDIO DI BARBARA E ANTONIO

Natalino Mele, il 21 agosto del 1968, all’età di 6 anni sonnecchiava a bordo dell'auto dove vennero assassinati la madre Barbara Locci e l’amante di lei, Antonio Lo Bianco, mentre amoreggiavano non distante da Signa (Firenze). Era il primo di una lunga serie di delitti attribuiti col tempo al cosiddetto mostro. L'allora bambino non ha mai fornito informazioni utili agli inquirenti sostenendo sempre di non ricordare nulla di quei momenti.

La pistola che uccise gli amanti quella notte, una Beretta calibro 22 con la lettera H impressa sul fondello dei bossoli), colpì ancora sette coppie tra il 1974 e il 1985 portando alla morte di altre 14 persone. Se pare certo che gli ultimi 7 duplici omicidi a sfondo sessale siano stati operati dallo stesso assassino (o banda), molti dubbi rimangono sul reale colpevole e sul movente del delitto del 1968.

COSA RACCONTA IL DNA

Fino a oggi, la paternità di Natalino era attribuita a Stefano Mele, manovale di origini sarde e marito della donna uccisa quella notte. Le ultime analisi del Dna, nei giorni scorsi, hanno rivelato che in realtà il papà di Natalino, oggi 64enne, è Giovanni Vinci, anch'egli sardo di Villacidro.

Stefano Mele fu accusato e condannato per il duplice omicidio del 1968, ma le indagini portarono anche a sospettare di Giovanni Vinci e dei suoi fratelli Salvatore e Francesco, tutti originari della Sardegna. Nonostante ciò, Giovanni non fu mai formalmente indagato nell'ambito delle indagini sui delitti del Mostro di Firenze.

La nuova evidenza del Dna accende nuovamente i riflettori sulla cosiddetta pista sarda. Sebbene infatti gli ultimi processi abbiano portato al coinvolgimento del contadino di San Casciano Pietro Pacciani e i suoi compagni di merende, molti ritengono che la verità completa sulla drammatica storia non sia mai stata scritta.

LA PISTA SARDA

Secondo alcuni filoni di indagine, infatti, sarebbe stato Giovanni Vinci o uno dei suoi fratelli a commettere il primo omicidio nel 1968, utilizzando la stessa arma utilizzata in seguito per gli altri sette duplici omicidi attribuiti al Mostro. Questa connessione suggerisce la possibilità di un legame tra il primo delitto e gli omicidi successivi, anche se non è chiaro se gli stessi autori abbiano continuato a uccidere negli anni successivi.

LO SHOCK DI NATALINO MELE

Natalino Mele, oggi 64enne, ha espresso il suo shock e la sua incredulità per la scoperta del suo vero padre biologico. In un'intervista, ha dichiarato di non conoscere la "banda dei sardi" e di essere rimasto profondamente colpito dalla rivelazione. “Non so neanche se è morto o se è vivo. Per me sapere di essere suo figlio è stata una botta", ha confessato Natalino intervistato dal quotidiano La Nazione. Giovanni Vinci, effettivamente, è morto ormai da molti anni.

La vicenda ha inevitabilmente segnato la vita di Natalino. “Non ho mai avuto pace per tutta la mia vita – racconta –, travolto dai tanti misteri e dalle nuove verità che periodicamente emergono”.

Rimangono oggi molte incognite, e sarà necessario l'ennesimo complesso approfondimento delle indagini per chiarire definitivamente la sotria del Mostro di Firenze.